Di nuovo a Windhoek.
Emiliano ha confessato.
Quella che ci ha mostrato ieri e nei giorni scorsi non è la vera capitale della Namibia dove dominano ordine, modernità e pulizia .La vera capitale è Katatura (foto 1). Una baraccopoli in periferia dove vive circa il 60% della popolazione della città. Sono tutti neri e non sembrano contentissimi di vivere qui dato che lo stesso nome "Katatura" vuol dire "posto dove non vogliamo vivere". Ma qui li hanno messi e qui devono stare.
Dietro questo nome c'è una lunga storia di deportazioni e soprusi di cui riferirò in altre più serie occasioni. Ma Katatura, per essere una baraccopoli, è comunque un posto abbastanza pulito!
Anche a Katatura oggi è domenica; ma mentre nella Windhoek finta non c'è nessuno (sono tutti nella tristissima Cape Cross a suicidarsi a go go), qui la vita ferve e gorgoglia.
A Windhoek oggi dovrebbe essere tutto chiuso, ma Emiliano riesce a fare aprire tutto, persino il museo che di domenica è sempre chiuso (foto 2). In questo museo ci sono gli esempi di tutte le maggiori etnie di questo paese. Tutte etnie ancora presenti e pulsanti nel territorio della Namibia.
Un museo della contempoaraneità dove sono esposti oggetti ed abiti di tali gruppi di uomini: gonne, calzari, collane, capanne, pipe, archi, secchi, cesti, imbuti, cavigliere, orecchini. Tutte cose, ripeto, tutt'ora utilizzate.
Insomma, è come se a Roma vi fosse un museo con esposte le mie mutande (da 20 euro) o il calco della faccia di Marcello (in rappresentanza della tribù dei siciliani) di Roberto (esempio delle tribù brianzole) o Giovanni (campione vivente della tribù dei commercialisti di Como).
Finito il giro al museo andiamo a fare aprire un altro posto chiuso la domenica: la fabbrica di tessuti Penduka. E' una cooperativa tutta al femminile dove stampano e ricamano tessuti belli, unici e molto raffinati. Peccato che abbiano anche la cassiera più lenta e addormentata dell'emisfero australe. Ed Emiliano per svegliarla le frantuma una vetrina di esposizione*. E dire che penduka vuol dire "svegliati"
Il viaggio di ritorno in Italia si annuncia lungo e noioso, per foruna la South Africa Aerlines ha organizzato un fuori programma e dopo 9 ore di volo, poco prima della colazione di bordo, una giovane e bionda polacca comincia a pregare a voce alta e ad occhi chiusi tenendo in mano un vistoso crocifisso e respingendo a calci e pugni chiunque le si avvicini.
E' una crisi isterico-mistica.
La situazione sta per precipitare (si... precipitare) quando il nostro eroe Roberto getta la maschera e si dichiara dottore. Tutti gli credono e gli affidano il caso in carne ed ossa.
Dopo lunghi minuti di attesa il nostro eroe torna vincitore: ha iniettato del valium alla signorina polacca che nel frattempo cercava invano di convertirlo. Una battaglia tra il soprannaturale e il sapere illuminato.
Poco dopo tutto il gruppo si avvantaggia vergognosamente del sacrificio di Roberto e comincia a vessare l'equipaggio con richieste che questi non potevano rifiutare di esaudire. Siamo o non siamo amici dell'eroe? Giacomo, per esempio, è l'unico, dei 300 passeggeri, a ottenere un caffè caldo. E dopo 11 ore di volo non è un privilegio da niente!
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* di incidente si trattò!
* di incidente si trattò!
(pippo vinci)
scriveta a latrazzera@libero.it
4 commenti:
mi piacerebe fare un viaggio con voi
franco - roma
Non è facile trovare amici così cari da rendere ogni viaggio un'esperienza
indimenticabile!
Grazie a Cinzia ,Giacomo, Giovanni, Lena, Marcello, Pippo, Roberto
Valeria
Grazie a tutti voi per questo bellissimo racconto della Namibia.
Dal momento che, per ora, non possiamo viaggiare tanto e così lontano, vi "sacrifichereste" ancora per andare in posti desueti e poi raccontarceli?
Stefania
volentieri, ma prima dobbiamo rimpinguare le tasche vuote.
Se poi non vedi l'ora, potresti pomuovere una sottoscrizione a ns favore per farci riapartire immediatamente verso un'altra esotica meta.
Te ne saremmo molto grati.
la meta la scegli tu
ciao,
Pippo
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