lunedì 24 dicembre 2007

sta arrivando il Bambinello

Sta arrivando Gesù Bambino. Ed è il momento di ringraziare tutti coloro che ci seguono e che collaborano al nostro blog. Spesso le due figure coincidono ed infatti da noi vige il principio “chi lo scrive se lo legge” , Abbozziamo quindi un elenco (temo incompleto) degli amici della trazzera. A loro, e a tutti gli altri, i più cari e sinceri auguri.
In fondo anche il Natale è una trazzera!
pippo montedoro, leanne estreich, margherita bazzi, sudir, sasà modica, maria grazia nicoletti, gabriella bellorio,m carmela vinci, giovanni butti, benedetto mazzola, pietro vinciguerra, ramona balsano, giampaolo vincigurerra , lena aggio butti, monica butti, matilde, Lorenzo de gama, dacia di cristina, cesare rao camemi, marta terranova, francesca terranova, cosimo fermo, elisa deagostini, giovanna lui, angela alagna, giovanna sausa, valeria vinci, giovanni guccione, francesca orlando, maria licciardi, daniele arrigo, cosima ravello, monica picone, cosimo fermo, ninni picone, angelina nogara, stefano picone, ettore pinsolo, lorena balsano, pino potestio, paolo di matteo, marcello philippson, daniela tripisciano, anna maria turcato, ida agosta, armando guccione, anita moretti casartelli, assia, attilio guardaci, barbara grimaudo, daniela vinci, ninni vinci, pietro cavarretta, loredana cammarata, elio vitrano catania, irene zanca, enza di gangi, giovannella brancato, giovanni bonanno, angela sgadari, sciacca in my mind, sara casartelli, giacomo casartelli, margherita casartelli, margarete miceli, giovanna vesco, paola barbasso, paola pintacuda, slavo simeonov, nadejda vassileva, salvo barbaro, guido sireci, paola sconzo, salvo de caro, maria castri, pippo sole, neil snake, mario pasquotto, laura picone, patrizia lo campo, mimmo giubilaro, …..

(pippo vinci)

martedì 18 dicembre 2007

io, arrogante e preoccupato

Così, spesso, mi illuminano le supposizioni su di Essa.
Credo di sapere, a volte, cosa sta pensando;
del dopo odori
e calori e chiarori
e del dopo sudori e frescura e chiarori, ancora;
e dopo il caldo del sole dei cuori, di quegli altri: dei
vivi.
E chiarori, che non ci saranno.
E come farò per la paura?
E come, però, per il doloree per l’annientamento?
se durano, l’uno e l’altro. Potrei farcela..., però.
Per Caso, si supera tutto, ci si avvezza anche dopo e al
Dopo.
Ma come (eccome) farò per la NOIA?(!)
Mi preoccupa.
Mi ucciderà?

(Pippo Montedoro)

venerdì 14 dicembre 2007

.....e poi la bella della bella

Noi che la penitenza era “dire fare baciare lettera testamento”. Noi che ci sentivamo ricchi se avevamo “Parco Della Vittoria e Viale Dei Giardini”. Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva. Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più figo. Noi che il Ciao si accendeva pedalando. Noi che suonavamo al campanello per chiedere se c’era l’amico in casa. Noi che dopo la prima partita c’era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella. Noi che giocavamo a ”Indovina Chi?” e conoscevamo tutti i personaggi a memoria. Noi che giocavamo a Forza 4. Noi che giocavamo a nomi, cose, animali, città..(e la città con la D era sempre Domodossola). Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire l’album Panini. Noi che avevamo il “nascondiglio segreto” con il “passaggio segreto”. Noi che ci divertivamo anche facendo “Strega comanda colori”. Noi che giocavamo a “Merda” con le carte. Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la bic. Noi che avevamo i cartoni animati belli. Noi che litigavamo su chi fosse più forte tra Goldrake, Mazinga, Daitan3, Gundam, UFO-Robot, Jeeg robot d’acciaio e Daltanious. Noi che “Si ma Julian Ross se solo non fosse malato di cuore sarebbe più forte di Holly E Mark Lenders...”. Noi che guardavamo ‘La Casa Nella Prateria’ anche se metteva tristezza. Noi che le barzellette erano Pierino, il fantasma formaggino o un francese, un tedesco e un italiano. Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia. Noi che si andava in cabina a telefonare. Noi che c’era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto. Noi che non era Natale se alla tv non vedevamo la pubblicità della Coca Cola con l’albero. Noi che se guardavamo tutto il film delle 20:30 eravamo andati a dormire tardissimo. Noi che suonavamo ai campanelli e poi scappavamo. Noi che ci sbucciavamo il ginocchio, ci mettevamo il mercuro cromo, e più era rosso più eri figo. Noi che nelle foto delle gite facevamo le corna ed eravamo sempre sorridenti. Noi che quando a scuola c’era l’ora di ginnastica partivamo da casa in tuta. Noi che a scuola ci andavamo da soli, e tornavamo da soli. Noi che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma te ne dava 2. Noi che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terrore. Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su Google. Noi che il “Disastro di Cernobyl” vuol dire che non potevamo bere il latte alla mattina. Noi che si poteva star fuori in bici il pomeriggio. Noi che se andavi in strada non era così pericoloso. Noi che però sapevamo che erano le 4 perché stava per iniziare BIM BUM BAM. Noi che sapevamo che ormai era pronta la cena perché c’era Happy Days. Noi che il primo novembre era ‘Tutti i santi’, mica Halloween. Noi che andavamo a scuola con lo zaino Invicta e la Smemoranda. Noi che se la notte ti svegliavi e accendevi la tv vedevi il segnale di interruzione delle trasmissioni con quel rumore fastidioso. Noi che abbiamo avuto le tute lucide (acetate) che facevano troppo figo. Noi che all’oratorio le caramelle costavano 50 lire. Noi che si suonava la pianola Bontempi. Noi che la Ferrari era Alboreto, la Mc Laren Prost, la Williams Mansell, la Lotus Senna e Piquet e la Benetton Nannini e la Tyrrel a 6 ruote!!!!! Noi che la merenda era la girella e il Billy all’arancia. Noi che le macchine avevano la targa nera i numeri bianchi e la sigla della provincia in arancione!! Noi che guardavamo allucinati il futuro nel Drive In con i paninari. Noi che il Twix si chiamava Raider e faceva competizione al Mars. Noi che giocavamo col Super Tele. Noi che il tango costava ancora 5 mila lire e.. “stai sicuro che questo non vola...” Noi che le All Star le compravi al mercato a 10.000 lire e c’erano le Nike Legend e le Clarck azzurre. Noi che avere un genitore divorziato era impossibile. Noi che tiravamo le manine appiccicose delle patatine sui capelli delle femmine. Noi che abbiamo avuto tutti il bomber blu/verde con l’interno arancione e i miniciccioli nel taschino. Noi che se eri bocciato in 3° media potevi arrivare con il Fifty o il Cobra truccato ed eri un figo della Madonna. Noi che camminavamo con il laverda 50 e il cagiva 125. NOI CHE SIAMO ANCORA QUI E CERTE COSE LE ABBIAMO DIMENTICATE E SORRIDIAMO QUANDO CE LE RICORDIAMO. NOI CHE SIAMO STATI QUESTE COSE E GLI ALTRI NON SANNO COSA SI SONO PERSI!!! QUESTA E’ LA NOSTRA STORIA

(Giovanni Guccione)

lunedì 10 dicembre 2007

per favore, non potatele!


Ma avete visto come potano le palme? No? Allora ve lo dico io come potano le palme. Male, anzi malissimo.
Diciamo, innanzi tutto, che le palme non si potano. Ma vediamo innanzi tutto perché a Palermo, in Sicilia e, temo, un po’ ovunque, invece, le palme le potano. Anzi le sminnano. Dicono che se no, le foglie cadono sulla testa alla gente. Io invece vi dico che se si potano come si fa a Palermo sarà l’intera pianta a cadere sulla testa della gente. Perché?
Alle elementari i maestri e le maestre ci insegnano che le piante si costruiscono il cibo con la fotosintesi, che avviene, giusto giusto, nelle foglie. Ed è proprio vero. Ergo : tagliando le foglie la palma non cresce bene, cresce di meno, cresce più debole e con il fusto più sottile. In sintesi è più disposta a cadere sana sana sulla testa della gente.
Le palme , inoltre, sono organismi da climi aridi e le foglie adagiandosi lungo il fusto mantengono l’umidità utile per la stessa vita della pianta. Inoltre la difendono dai parassiti e la vestono per farla sembrare più bella. Si, più bella. Guardate a proposito le due foto in cima a questo articolo. Quale delle due è più bella? Non c’è gara.

Pippo Vinci

lunedì 3 dicembre 2007

Sette anni dopo il matrimonio

... Lei: Ciao Luigi!
Lui: Finalmente, era tanto che aspettavo!
Lei: Vuoi che me ne vada?
Lui: NO! Come ti salta in mente? Il sol pensiero mi spaventa!
Lei: Mi ami?
Lui: Ma certo! Ogni momento del giorno e della notte..
Lei: Mi hai mai tradita?
Lui: NO! Mai!
Lei: Hai voglia di baciarmi?
Lui: Si, sempre.. Lo farei in qualunque momento mi sia possibile!
Lei: Mi picchieresti mai?
Lui: Ma sei matta? Dovresti conoscermi oramai..
Lei: Posso avere completa fiducia in te?
Lui: Si..
Lei: Amore mio...

.... Sette anni dopo il matrimonio
.....leggi il testo al contrario dall'ultima alla prima frase..

venerdì 30 novembre 2007

il nuovo partito non avrà alcun programma

Segue le lezioni con costanza ma è un po' lento nell'apprendere,necessita di avere ripetuto più volte lo stesso concetto.Manca di fiducia in se stesso.Quando gli viene fatto un torto cerca subito un capro espiatorio.Ecco,questo è il profilo dell'italiano a cui si rivolgeva Benigni nello spettacolo tv sull'ammiraglia rai1.Un italiano al quale rileggere per la quinta volta il quinto canto della Commedia,spiegarlo verso dopo verso con enfasi da auditel perchè non si distragga e cerchi su altro canale telefilm di sesso amore e morte.La poesie va gridata e soprattuto va ripetuto quanto è bella,bella,bella, se non non lo capisce.Un italiano al quale bisogna dare fiducia in se stesso perchè è lui e solo lui che ha inventato la bussola,il sonetto,l'architettura,il cielo il sole e l'altre stelle.Un italiano che va anche dolcemente redarguito e che la deve smettere di prendersela con Mastella,poverino,ci sono anche altri che sperperano il denaro pubblico,mica solo lui.Mi sono rifatta con Luttazzi,sul tardi su La7 da cui cito la premonizione"Casa delle libertà e Partito Democratico si metteranno insieme.Il nuovo partito non avrà alcun programma."Benigni stasera ha già dato il suo appoggio di uomo di cultura

(Paola Pintacuda)

mercoledì 28 novembre 2007

l'abito fa l'orchestrale, ma non lo spettatore

La notizia (scusate il ritardo) è di qualche mese fa. Alla Scala di Milano il sovrintendente ripristina la regola per gli spettatori di vestire secondo le regole – ritenute ormai desuete – del bon ton. Come per tutte le decisioni assunte in qualunque settore della vita pubblica è subito scoppiata la polemica fra i favorevoli ed i contrari con raffronti tra teatri italiani e quelli stranieri, dove -per inciso- non ci sono comunque regole sull’abbigliamento ma c’è una consolidata e tradizionale frequentazione da parte di un pubblico, spesso molto eterogeneo per età e per classe sociale, ma appassionato di musica e spettacolo. C’è da dire che tra le forme di spettacolo e cultura, le esibizioni di orchestre sinfoniche sono contraddistinte da una specie di ritualità, con precise regole di comportamento e rispetto dei ruoli. Il primo violino dà il la, gli orchestrali si alzano all’entrata in scena del direttore d’orchestra che, dopo l’inchino al pubblico comincia l’esecuzione. Direttore e orchestrali sono sempre in abito scuro o nero, gli uomini con cravatte uguali e monocromatiche, le donne senza accessori vistosi. E d’altronde pochi anni fa l’Orchestra Sinfonica di Palermo mise in atto una singolare protesta esibendosi senza l’abito di “ordinanza”: protesta silenziosa, rispettosa del pubblico perché lo spettacolo fu comunque tenuto e tuttavia significativa. Gli spettatori da parte loro dovrebbero rispettare poche regole di comportamento improntate, oltre che alla buona educazione, al rispetto nei confronti di chi sul palcoscenico ci lavora: non chiacchierare,spegnere i telefonini, non sbattere le porte dei palchi dove accade anche che qualcuno, in favore di luci di scena, sfoglia e legge il quotidiano ! (Giuro che a Palermo accade abbastanza spesso sempre con lo stesso spettatore). Ma non basta. E’ormai usuale, soprattutto negli spettacoli in abbonamento, vedere - durante l’esecuzione- spettatori che ad un certo punto sbirciano l’orologio, si alzano, magari salutano il vicino e vanno via. Supponiamo che la lunghezza del pezzo eseguito li annoi oppure che abbiano appuntamenti o altri impegni : basterebbe andare via durante l’intervallo. O ancora, appena finito il concerto, la fuga verso l’uscita mentre direttore e orchestrali, ancora sul palcoscenico, dovrebbero raccogliere l’applauso. Intendiamoci, si può anche non applaudire se l’esibizione non è piaciuta, ma mai mancare di rispetto ed ignorare del tutto dei professionisti della musica, alzandosi, andandosene, chiacchierando, salutando a destra e a manca come se ci si trovasse in un cinema. A questo punto la questione dell’abito adatto da indossare è certamente secondaria, ma , chissà, forse scoraggerebbe quelli che (sospettiamo fortemente essere non paganti! ) frequentano i concerti per tanti motivi tranne che per essere amanti della musica

(Maria Grazia Nicoletti)

venerdì 23 novembre 2007

mercoledì 21 novembre 2007

Non me la sarei mai sognata

Molto brevemente… ma non pacatamente.
Ecco perché ce l’ho con alcuni ultras e con certuni rappresentanti delle forze dell’ordine. Ecco perché, io abbonato in Curva Sud e rosanero (colori che ho sempre ritenuto trasversali alla politica), ce l’ho con quella quarantina di ragazzoni e ragazzone che, in un ambiente decisamente competente e razionale qual è quello della Sud, continua, partita dopo partita, a non guardare verso il campo e a non tifare sul serio per abbandonarsi ai semplici cori contro sbirri e catanesi: “Noi odiamo il Calcio Catania”, per esempio urlacchiano, tanto da costringermi a organizzarne altri, di cori, contro la Bocciofila Ragusa e il Tennis Tavolo Foggia…
E devo pur soffermarmi a dir peste e corna di chi spara ad altezza d’uomo e di chi si fa sponda di questi episodi di idiozia criminale per mettere a soqquadro le città e per affermare la propria vocazione al nihil, anche bloccando le partite di quel trionfo della geometria armonica che è il gioco del Calcio.
Ecco perché ce l’ho con loro: perché mi costringono ad affermazioni da benpensante.
Non me la sarei mai sognata, una così brutta fine, per me stesso!

Pippo Montedoro

lunedì 19 novembre 2007

Auguri, se non ci vediamo

“Auguri, Se non ci vediamo, ”questa è la frase che segna l’avvicinarsi di una delle seguenti 3 ricorrenze: Il Natale, il Capodanno, la Pasqua.
1° problema: da quanti giorni prima si può cominciare ad usare questa frase? E fino a quanti giorni prima si può continuare a dirla? Se è detta troppo presto può esser interpretata come un atto liberatorio che autorizza chi la dice a non vedere più chi la riceve. Almeno per il periodo che separa entrambi dall’augurato giorno
Se è detta troppo tardi lascia trapelare un eccessivo attaccamento alla persona destinataria la quale potrebbe non gradire il rivedere così spesso il suo affezionato interlocutore.
La logica vuole che, caso per caso, uno dovrebbe capire quando ed a chi rivolgere questo tipo di augurio, ma noi vogliamo lo stesso tentare di regolamentare il fenomeno assegnando delle date limite per ognuna delle tre occasioni. Date da—a quando è sensato pronunciarla
Natale :dall’8 al 19 dicembre
Capodanno: dal 26 al 28 dicembre
Pasqua: dal martedì al giovedì santo.

Amedeo Contino

giovedì 15 novembre 2007

ogni tavola è trazzera

Siamo in campagna. E' una bella giornata di primavera ed abbiamo organizzato una tavolata con gli amici, 8 amici. Un gruppo affiatato e compatto. Nel bel mezzo del pranzo il gruppo viene avvicinato da due sconosciuti. Due uomini in abiti sportivi che chiedono informazioni relativamente ad un bosco nelle vicinanze. Si scambiano due parole e si decide di invitarli a pranzo.

7 dicembre, vigilia della Madonna. A Palermo si festeggia, ci si riunisce a cena e , a volte, si gioca a carte con i piccioli. Nel bel mezzo della cena suona il citofono. Sono tre vecchi amici che passavano di lì per caso. Li invitiamo a salire e ad unirsi al gruppo. Cenano con noi.

I due casi descritti sono quelli che ispirano il detto ogni tavola è trazzera. La trazzera , come è noto, è una strada di campagna dove a tutti è consentito il passaggio. Analogamente in Sicilia (ma può darsi anche in altre parti del mondo... non lo so) si è abituati  ad accogliere al nostro desco tutti quelli che, anche per caso, vi si approssimano. Tutti. Conosciuti o no. Ed ecco che si dice "a tavula è trazzera"

Anche questo blog è una trazzera nel senso che chiunque voglia può inviare un articolo, una poesia, un racconto, una vignetta, una riflessione o chessoio. Basta spedire il materiale all'indirizzo emai  latrazzera@libero.it.


 Si gradiscono toni umoristici e sarcastici, gioiosi e colti. Potete scrivere di cucina, di viaggi, di politica , di sport , di cinema, di arte, di costume, di codice della strada, di Siena e di Toronto. Fate voi.. che poi facciamo noi

pippo vinci