sabato 27 maggio 2017

G7: ennesima buffonata a Taormina

 -prima giornata di colloqui tra i grandi;
- domani si cercherà di stringere;
- impegno comune contro il terrorismo: ci sarà maggiore scambio di informazioni;
- dai grandi, solidarietà a Londra;
- sul nodo clima restano distanze: USA hanno chiesto tempo;
- passi avanti sulla questione migranti: verso buon compromesso;
- immigrazione, terrorosmo, commercio internazionale, clima: i leader sorridono e  si divertono, ma  non sono d'accordo su niente 
- Merkel: "Discussione molto insoddisfacente"
- Gentiloni:almeno ci siamo conosciuti e confrontati da vicino. Ora sappiamo bene quali siano le posizioni di ciascuno di noi sui temi più importanti
- Clamoroso al G7: Gentiloni parla, Trump non lo ascolta. Ultimo atto di un vertice flop

questi alcuni titoli della stampa sui lavori del G7 di Taormina. Come si vede un inutile scambio di parole, promesse e buone intenzioni, foto ricordo e cene sontuose ma niente di concreto.E come potrebbe essere diversamente?


Ma non è la prima volta, anzi, è l'ennesima e solita buffonata dei Gn. Son solo futili ed inutili passerelle senza un obiettivo concreto. Un modo per mettere in evidenza i gioielli di casa Italia (Taormina), per fare qualche cena elegante, salutarsi, fotografarsi  e poi tutto finisce in una bolla di sapone. 

al belvedere di Taormina
Eppure per questo G7 sono stati spesi tanti soldi, sono stati impegnati centinaia se non migliaia di agenti delle forze dell'ordine e mobilitato decine di navi per pattugliare la costa. E poi  divieti a go go e sacrifici da parte dei residenti senza alcun ritorno economico, anzi con perdite notevoli lamentate dai commercianti locali, visto che in questi giorni non era possibile avvicinare Taormina da pare dei numerosi turisti che normalmente, in questa stagione, cominciano ad invadere la perla dello Ionio.

Ecco cosa ha detto in proposito l'ex premier italiano Romano Prodi :“Non ci si aspettino dal G7 delle decisioni formali che poi abbiano conseguenze successive”
Perchè allora non  la finiscono di fare queste costose ed inutili  buffonate?

perchè al G7 sono in 9?


giovedì 25 maggio 2017

se il tempo fosse ... una scatola di scarpe

Se il tempo fosse una scatola di scarpe che aumenta continuamente di lunghezza con il suo trascorrere, si potrebbe suddividere tale scatola in tante scatole più piccole poste una di seguito all’altra.Il tempo della nostra esistenza sarebbe contenuto in una di queste scatole che aumenta di lunghezza fino a tanto che viviamo.

Le scatole dei nostri avi hanno un volume ben definito essendo loro nati  e poi morti.
La nostra scatola segue la loro in una ideale catena in una continua crescita.
Gente che è nata nello stesso giorno dello stesso anno ha una scatola che ha lo stesso inizio e fine diversa In quanto cessa di vivere in tempi diversi.

Una grossa scatola potrebbe contenere un certo periodo di tempo che comprende anche le scatole di ognuno di noi.Un certo numero di scatole di scarpe può essere contenuta in una grossa scatola che racchiude il tempo complessivo delle singole scatole.
Diciamo : Gesù è vissuto 2000 anni fa.
E’ trascorso un sacco di tempo.
Mica tanto.

Se immaginiamo la vita complessiva di 40 persone ed ipotizziamo che ognuno di esse ha vissuto mediamente 50 anni ( mi tengo basso, ma forse non tanto)  si potrà dire che il periodo di vita complessivo di tutti loro ( somma dei loro singoli periodi di vita ) è di 2000 anni ( 40 x 50 ).Quaranta generazioni ci distaccano dall’età in cui visse Gesù.

Se queste persone si potessero riunire in un’aula insieme nell’anno 2000 e raccontarsi le proprie esperienze seduti nei banchi a partire dal primo nato tra loro fino all’ultimo, questo lasso di tempo non ci sembrerebbe così enorme.
Una grossa scatola della capienza di 2000 anni conterrebbe 40 scatole di 50 anni di vita ciascuna.

philippe louison


mercoledì 17 maggio 2017

il lavoro fa schifo

 


recensione di un Saggio di Cali Ressler e Jody Thompson
editrice Elliot -
prezzo € 16.50
Il lavoro non è un luogo fisico dove ci rechiamo ogni mattina, ma è ciò che facciamo. Sono le nostre idee, i nostri progetti.
Il lavoro non può essere la negazione della nostra vita. Questo libro esamina i motivi che rendono la maggior parte dei luoghi di lavoro poco funzionali e propone un metodo nuovo (e sorprendentemente efficace) per eliminare le false convinzioni che impediscono di sviluppare appieno le potenzialità del lavoratore.
In un ufficio rivoluzionato il dipendente è pagato per la quantità di lavoro che produce, non per la porzione di vita che regala. Questa semplice idea contribuisce a sviluppare un personale più stimolato, concentrato, disciplinato e, soprattutto, soddisfatto.
Ormai il concetto tradizionale di lavoro (36/40 ore settimanali, lunedì¬-venerdì, 9-17) è¨ superato. Vediamo persone inadeguate alle loro mansioni che vengono promosse solo perchè arrivano prima e si trattengono più a lungo di tutti gli altri alla loro postazione. Partecipiamo a lunghissime, e molto spesso inutili, riunioni dove sopportiamo colleghi che pongono domande insulse solo per sottolineare la loro presenza.
Viviamo nella cosiddetta Era dell’Informazione, della tecnologia che avvicina le persone, ma nella sostanza la natura del posto di lavoro, gli orari e la presenza obbligata dietro una scrivania non sono cambiati dall’Era Industriale, quando la catena di montaggio esigeva la presenza fisica dell’operaio.
Non è¨ necessario che lavoratori e aziende stravolgano la propria natura per attuare questa rivoluzione: basta cambiare modo di lavorare.
(recensione tratta dal sito Qlibri)

***

In breve il libro espone i risultati di un esperimento realizzato in alcni ambienti di lavoro (pubblci e privati) negli USA. Le ricercatrici hanno introdotto il lavoro senza obblighi di orario. Ad ognuno viene dato un incarico e il lavoratore può svolgerlo dove e negli orari a lui più graditi , rispettando comunque i tempi di consegna. Nessun obbligo di presenza , nessuno badge, nessuna firma, nessun controllo sulla presenza. Risultato? La produttività è aumentata ovunque si sia realizzato questo esperimento!

venerdì 12 maggio 2017

... ma di tutte, più grande è la carità!

« Queste dunque le tre cose che rimangono:

la fede, la speranza e la carità;
ma di tutte più grande è la carità! »

1.corinzi 13 - 13

Domenica 9 febbraio 2014, sono al Don Bosco e partecipo alla messa più affollata della giornata. La messa di mezzogiorno. Il Don Bosco Ranchibile è una delle parrocchie più frequentate ( e più ricche) della città. C'è una scuola , c'è un oratorio, c'è un cine-teatro, ci sono campi da gioco. Qui hanno studiato e studiano i rampolli della Palermo bene. E, quindi, c'è una utenza di benestanti. La zona è quella del salotto di Palermo: viale Lazio, via Libertà, piazza Leoni, quartiere Matteotti.

La chiesa è stracolma. Molte le donne in pelliccia. Fuori, in effetti, c'è il sole e il termometro segna  addirittura... 18 gradi, sopra zero!

La cerimonia è molto sentita, c'è anche un gruppo di ragazzi con gli strumenti che suonano e cantano canzoni di chiesa. Ricordano le famose messe beat degli anni 70. La gente partecipa e si commuove. L'atmosfera è mistica.

Ma ecco che arriva il momento delle offerte. Sei  volenterosi  girano per le navate allungando tra le panche un cestino dove i fedeli potranno mettere la loro offerta.
Il cestino capita pure sotto i miei occhi  alla fine di tutto il percorso. Do un'occhiata al contenuto del cestino. E  mi sorprendo: nessuna banconota (ne' da 5, ne' da 10, ne' da 20 euro). Solo minuzzaglia ossia monetine da 20 centesimi (la stragrande maggioranza) e da 10. Poi molte da 50 c. Pochissime da 1€ . Una o due  da 2 €. La crisi colpisce anche la cristianità impellicciata!

Racconto solo il fatto, non mi permetto di dare alcun giudizio.

La messa finisce e tutti (ma proprio tutti?) vanno in pace!

mercoledì 10 maggio 2017

TEPOROCCHIA', la parola per non perdere gli oggetti

Capita spesso che quando si lascia un luogo per un altro, ci si accorge, dopo qualche tempo, di avere dimenticato, da qualche parte, un oggetto.

E tra gli oggetti più dimenticati abbiamo il telefonino, il portafogli, gli occhiali e le chiavi.

Ebbene esiste un metodo che riduce di molto le possibilità di perdere uno di questi oggetti. Il sistema si chiama TEPOROCCHIA' parola derivata da:

TE   per TElefonino               POR    per PORtafogli
OC  per OCchiali                   CHIA'  per CHIAvi

In questo modo, ogni volta che vi spostate da un luogo all'altro fate una sorta di check list con l'acronimo teporocchià e verificate se avete con voi i 4 oggetti sopra indicati. Vi garantisco che il metodo funziona e non richiede che pochi secondi di impegno.

venerdì 5 maggio 2017

frasi celebri (45)

"La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza»


mercoledì 3 maggio 2017

Muntari, cornuto e mazziato

Sulley Muntari

Serie A, domenica 30 aprile 2017, la partita è Cagliari - Pescara, il Cagliari sta vincendo 1 a 0. Verso la fine dell'incontro , durante un calcio d'angolo, una decina di spettatori (o forse una ventina) lancia dei cori razzisti (BUUUUU!) verso il giocatore ghanese del Pescara Sulley Muntari.

Il giocatore non ci sta e corre, prima verso il gruppo di razzisti, poi verso l'arbitro a chiedere la sospensione della partita o, comunque, un suo intervento per bloccare la vergognosa situazione. L'arbitro non lo ascolta, i suoi compagni non lo supportano e così pure i giocatori del Cagliari. 

Muntari è lasciato solo in quella che è una sacrosanta reazione isterica e sdegnata. E che fa l'arbitro? Una genialità: ammonisce Muntari. Muntari non ci vede più ed abbandona il campo. E che fa l'arbitro? lo espelle!! Muntari verrà poi squalificato (!?!?!?) dal giudice sportivo per una giornata!!!!
Incredibile no?

Prima, tutti a parlare di razzismo, magliette con la scritta NO RAZZISMO, belle parole, belle promesse. Al momento di fare qualcosa l'unico ad essere punito è la vittima dei cori beceri? Non ci si crede!

"erano solo in dieci! - c'è una norma che dice che per essere razzisti bisogna essere almeno in mille?
"erano solo degli imbecilli" - invece i razzisti che sono? Intelligenti?
L'arbitro ammonisce Muntari!
"i tifosi del Cagliari non sono razzisti" - tutti no, ci mancherebbe, ma 20 si! E comunque ,perchè i tifosi non razzisti del Cagliari non si sono dissociati fischiando sonoramente contro quei venti razzisti?

Per fortuna, a parte la nostra solidarietà a Muntari , anche l'ONU si è pronunciata a favore del ghanese.

In questo modo la piaga dei cori razzisti non verrà estirpata  mai. Fosse anche solo uno che grida BUUU, bisognerebbe sospendere definitivamente la partita, dare vittoria a tavolino alla squadra del destinatario dei cori e squalificare il campo per almeno 6 o 7 turni, comminando anche una fortissima multa alla Società. A meno che non vengano individuati (tutti) i venti razzisti denunciandoli alle autorità giudiziarie. Sempre che esista nel codice penale una norma che punisca questi atteggiamenti.

Insomma ci vuole la mano forte, senza se e senza ma. Chi comincia a fare dei distinguo , a parlare di idioti e non razzisti ad appellarsi al numero esiguo di questi  razzisti o a fare finta di niente, non fa che il male del calcio dando un esempio pessimo al mondo  intero!