venerdì 30 novembre 2007

il nuovo partito non avrà alcun programma

Segue le lezioni con costanza ma è un po' lento nell'apprendere,necessita di avere ripetuto più volte lo stesso concetto.Manca di fiducia in se stesso.Quando gli viene fatto un torto cerca subito un capro espiatorio.Ecco,questo è il profilo dell'italiano a cui si rivolgeva Benigni nello spettacolo tv sull'ammiraglia rai1.Un italiano al quale rileggere per la quinta volta il quinto canto della Commedia,spiegarlo verso dopo verso con enfasi da auditel perchè non si distragga e cerchi su altro canale telefilm di sesso amore e morte.La poesie va gridata e soprattuto va ripetuto quanto è bella,bella,bella, se non non lo capisce.Un italiano al quale bisogna dare fiducia in se stesso perchè è lui e solo lui che ha inventato la bussola,il sonetto,l'architettura,il cielo il sole e l'altre stelle.Un italiano che va anche dolcemente redarguito e che la deve smettere di prendersela con Mastella,poverino,ci sono anche altri che sperperano il denaro pubblico,mica solo lui.Mi sono rifatta con Luttazzi,sul tardi su La7 da cui cito la premonizione"Casa delle libertà e Partito Democratico si metteranno insieme.Il nuovo partito non avrà alcun programma."Benigni stasera ha già dato il suo appoggio di uomo di cultura

(Paola Pintacuda)

mercoledì 28 novembre 2007

l'abito fa l'orchestrale, ma non lo spettatore

La notizia (scusate il ritardo) è di qualche mese fa. Alla Scala di Milano il sovrintendente ripristina la regola per gli spettatori di vestire secondo le regole – ritenute ormai desuete – del bon ton. Come per tutte le decisioni assunte in qualunque settore della vita pubblica è subito scoppiata la polemica fra i favorevoli ed i contrari con raffronti tra teatri italiani e quelli stranieri, dove -per inciso- non ci sono comunque regole sull’abbigliamento ma c’è una consolidata e tradizionale frequentazione da parte di un pubblico, spesso molto eterogeneo per età e per classe sociale, ma appassionato di musica e spettacolo. C’è da dire che tra le forme di spettacolo e cultura, le esibizioni di orchestre sinfoniche sono contraddistinte da una specie di ritualità, con precise regole di comportamento e rispetto dei ruoli. Il primo violino dà il la, gli orchestrali si alzano all’entrata in scena del direttore d’orchestra che, dopo l’inchino al pubblico comincia l’esecuzione. Direttore e orchestrali sono sempre in abito scuro o nero, gli uomini con cravatte uguali e monocromatiche, le donne senza accessori vistosi. E d’altronde pochi anni fa l’Orchestra Sinfonica di Palermo mise in atto una singolare protesta esibendosi senza l’abito di “ordinanza”: protesta silenziosa, rispettosa del pubblico perché lo spettacolo fu comunque tenuto e tuttavia significativa. Gli spettatori da parte loro dovrebbero rispettare poche regole di comportamento improntate, oltre che alla buona educazione, al rispetto nei confronti di chi sul palcoscenico ci lavora: non chiacchierare,spegnere i telefonini, non sbattere le porte dei palchi dove accade anche che qualcuno, in favore di luci di scena, sfoglia e legge il quotidiano ! (Giuro che a Palermo accade abbastanza spesso sempre con lo stesso spettatore). Ma non basta. E’ormai usuale, soprattutto negli spettacoli in abbonamento, vedere - durante l’esecuzione- spettatori che ad un certo punto sbirciano l’orologio, si alzano, magari salutano il vicino e vanno via. Supponiamo che la lunghezza del pezzo eseguito li annoi oppure che abbiano appuntamenti o altri impegni : basterebbe andare via durante l’intervallo. O ancora, appena finito il concerto, la fuga verso l’uscita mentre direttore e orchestrali, ancora sul palcoscenico, dovrebbero raccogliere l’applauso. Intendiamoci, si può anche non applaudire se l’esibizione non è piaciuta, ma mai mancare di rispetto ed ignorare del tutto dei professionisti della musica, alzandosi, andandosene, chiacchierando, salutando a destra e a manca come se ci si trovasse in un cinema. A questo punto la questione dell’abito adatto da indossare è certamente secondaria, ma , chissà, forse scoraggerebbe quelli che (sospettiamo fortemente essere non paganti! ) frequentano i concerti per tanti motivi tranne che per essere amanti della musica

(Maria Grazia Nicoletti)

venerdì 23 novembre 2007

mercoledì 21 novembre 2007

Non me la sarei mai sognata

Molto brevemente… ma non pacatamente.
Ecco perché ce l’ho con alcuni ultras e con certuni rappresentanti delle forze dell’ordine. Ecco perché, io abbonato in Curva Sud e rosanero (colori che ho sempre ritenuto trasversali alla politica), ce l’ho con quella quarantina di ragazzoni e ragazzone che, in un ambiente decisamente competente e razionale qual è quello della Sud, continua, partita dopo partita, a non guardare verso il campo e a non tifare sul serio per abbandonarsi ai semplici cori contro sbirri e catanesi: “Noi odiamo il Calcio Catania”, per esempio urlacchiano, tanto da costringermi a organizzarne altri, di cori, contro la Bocciofila Ragusa e il Tennis Tavolo Foggia…
E devo pur soffermarmi a dir peste e corna di chi spara ad altezza d’uomo e di chi si fa sponda di questi episodi di idiozia criminale per mettere a soqquadro le città e per affermare la propria vocazione al nihil, anche bloccando le partite di quel trionfo della geometria armonica che è il gioco del Calcio.
Ecco perché ce l’ho con loro: perché mi costringono ad affermazioni da benpensante.
Non me la sarei mai sognata, una così brutta fine, per me stesso!

Pippo Montedoro

lunedì 19 novembre 2007

Auguri, se non ci vediamo

“Auguri, Se non ci vediamo, ”questa è la frase che segna l’avvicinarsi di una delle seguenti 3 ricorrenze: Il Natale, il Capodanno, la Pasqua.
1° problema: da quanti giorni prima si può cominciare ad usare questa frase? E fino a quanti giorni prima si può continuare a dirla? Se è detta troppo presto può esser interpretata come un atto liberatorio che autorizza chi la dice a non vedere più chi la riceve. Almeno per il periodo che separa entrambi dall’augurato giorno
Se è detta troppo tardi lascia trapelare un eccessivo attaccamento alla persona destinataria la quale potrebbe non gradire il rivedere così spesso il suo affezionato interlocutore.
La logica vuole che, caso per caso, uno dovrebbe capire quando ed a chi rivolgere questo tipo di augurio, ma noi vogliamo lo stesso tentare di regolamentare il fenomeno assegnando delle date limite per ognuna delle tre occasioni. Date da—a quando è sensato pronunciarla
Natale :dall’8 al 19 dicembre
Capodanno: dal 26 al 28 dicembre
Pasqua: dal martedì al giovedì santo.

Amedeo Contino

giovedì 15 novembre 2007

ogni tavola è trazzera

Siamo in campagna. E' una bella giornata di primavera ed abbiamo organizzato una tavolata con gli amici, 8 amici. Un gruppo affiatato e compatto. Nel bel mezzo del pranzo il gruppo viene avvicinato da due sconosciuti. Due uomini in abiti sportivi che chiedono informazioni relativamente ad un bosco nelle vicinanze. Si scambiano due parole e si decide di invitarli a pranzo.

7 dicembre, vigilia della Madonna. A Palermo si festeggia, ci si riunisce a cena e , a volte, si gioca a carte con i piccioli. Nel bel mezzo della cena suona il citofono. Sono tre vecchi amici che passavano di lì per caso. Li invitiamo a salire e ad unirsi al gruppo. Cenano con noi.

I due casi descritti sono quelli che ispirano il detto ogni tavola è trazzera. La trazzera , come è noto, è una strada di campagna dove a tutti è consentito il passaggio. Analogamente in Sicilia (ma può darsi anche in altre parti del mondo... non lo so) si è abituati  ad accogliere al nostro desco tutti quelli che, anche per caso, vi si approssimano. Tutti. Conosciuti o no. Ed ecco che si dice "a tavula è trazzera"

Anche questo blog è una trazzera nel senso che chiunque voglia può inviare un articolo, una poesia, un racconto, una vignetta, una riflessione o chessoio. Basta spedire il materiale all'indirizzo emai  latrazzera@libero.it.


 Si gradiscono toni umoristici e sarcastici, gioiosi e colti. Potete scrivere di cucina, di viaggi, di politica , di sport , di cinema, di arte, di costume, di codice della strada, di Siena e di Toronto. Fate voi.. che poi facciamo noi

pippo vinci