venerdì 29 maggio 2009

ALLEVAMENTI INTENSIVI


Sembrerà un consiglio rivoluzionario, ma certo va alla radice del problema: evitare ogni prodotto proveniente da allevamenti intensivi. “Allevamenti intensivi” sono i capannoni industriali, nati negli anni Sessanta, in cui sono rinchiusi decine, centinaia, migliaia di animali (in America ci sono feedlots con dentro 100.000 e più capi di bestiame) in condizioni infernali, privati di libertà di movimento, dell'aria e della luce del sole, rinchiusi in gabbie, costretti alimentazione forzata, immunodepressi.

Le condizioni di vita degli animali, tali da suscitare pietà, sono oggetto di continue battaglie delle associazioni animaliste. Ma non è solo questione di pietà: la concentrazione degli animali e il regime alimentare forzato aumentano lo stress, le malattie e la pericolosità microbica e sono la causa prima e principale della diffusione a raggiera dei veleni e dell'esplosione degli scandali alimentari (“mucca pazza”, "pollo alla diossina” e vedremo quali altri).

La "modernizzazione" zootecnica ha riempito i cibi di residui di stimolatori dell'appetito, antibiotici (metà della produzione mondiale di antibiotici è destinata alla zootecnia), erbicidi, stimolatori della crescita, larvicidi e ormoni artificiali.

Proprio l'abuso di antibiotici in zootecnia è all'origine del fenomeno della resistenza che da 20 anni tanto preoccupa gli scienziati e le cui percentuali in Italia sono quintuplicate dal ' 92 a oggi: lo sviluppo di pericolosissimi superbatteri resistenti a tutti i trattamenti farmacologici (l'ultimo, lo streptococco VISA, che ha già ucciso 4 persone negli USA e due anziani in Scozia - e si è già avuto il primo caso in Italia; in USA in un sacco di mangime per polli sono stati trovati batteri resistenti a tutti gli antibiotici!).

Molte altre malattie, l'afta epizootica, l'Aids bovino (Biv), la salmonellosi, l'encefalopatia spongiforme bovina sono consustanziali all'allevamento intensivo.

lunedì 25 maggio 2009

a real jam session



A live jazz jam session took place the last Thursday night in Palermo. What happened in Lubitsch theatre , that night, was extraordinary. Gianni Cavallaro (piano/drums), Sergio Munafò (guitar), Alessandro Amato (drums), Nicola Giammarinaro (clarinet), Volker Stingmann (alto sax), Giovanni Genovese (trumpet), Aido Mangiaracina (el. bass), Piero Terranova (piano) and Gabriele Palumbo (drums) did their performances together, in a very magic and enjoyable atmosfere.

Three, even four of them didn’t know anything about the event and joint the band just 2 o 3 minutes before playing. That showed us the meaning of “jam session” expression. The theatre was quite full booked and the people didn’t stop to clap the artists for 3 hours running. As soon as the concert was over everybody asked the musician to not to stop, but they couldn’t do The theatre had to close before midnight. And….It did.
(clic on any picture on the right to see video on You Tube)

Giovedì 21 maggio 2009, cine - teatro Lubitsch di Palermo. Ore 24,15 Un pubblico entusiasta lascia la sala del cinema che aveva gremito fino a qualche istante prima. Ma è un pubblico dispiaciuto perchè vorrebbe che la magia continuasse. Si, è stata una magia. Amo il jazz e lo seguo da molto tempo.
Ho anche fatto dei viaggi “a tema” per seguire le performances di questo o di quel musicista. Sono andato persino all’estero per questo, associando lunghi viaggi a splendidi concerti ; concerti, spesso chiamati “jam session”.
Ma mai, ed in nessun luogo ho assistito ad una vera jam session, di jazz, dal vivo. Come credo tutti sappiano, la jam session è un concerto “improvvisato” dove i musicisti, senza alcun accordo, senza alcuna prova, senza alcun appuntamento e, spesso, senza neppure conoscersi, si ritrovano in un luogo e suonano.
In effetti speso le jam sessions sono una finzione, sono preparate. Ma non al Lubitsch. In principio si sapeva della presenza di soli di 4 o cinque artisti, poi via via che questi suonavano, dal pubblico, come per magia, scivolavano fuori dalle poltrone, per salire in scena , degli autentici mostri del jazz. Alcuni neanche si conoscevano, eppure, giunti sul palco, hanno mostrato un affiatamento ed un accordo stupefacenti.
Tra tutti mi ha colpito Volker Stingman un ottimo sassofonista tedesco (Hannover) che era stato, tra l’altro, il mio insegnante di sassofono. Era li perché lo avevo invitato io. E lo avevo invitato per assistere al concerto. Non certo per invitarlo a suonare. Non mi sarei mai permesso. Per giunta gratis. Inoltre Volker non conosceva la metà dei musicisti che erano sul palco. Veniva da una lezione e quindi aveva con se’ lo strumento.
Ad una mia richiesta senza speranza “perché non suoni pure tu?” lui non ha neppure risposto; ha sfoderato il suo ottone ed è salito sul palco , dove è stato accolto dagli altri come Pinocchio tra le marionette di Mangiafuoco. Uno di loro. E con il suo sax ha completato uno straordinario trio di fiati (con Giovanni Genovese alla tromba e Nicola Giammarinaro al clarinetto) che ha fatto impazzire di gioia il pubblico. Già il pubblico. Mai visto, ad un concerto di jazz un pubblico così allegro e festante.
Ultima nota, il cinema Lubitsch. Il cine teatro Lubitsch si trova in una sperduta zona della periferia sud-est di Palermo. Al cinema Lubitsch, ogni sera, mediamente, si ritrovano 4 o 5 spettatori.
A volte la sala rimane desolatamente vuota e Paolo, il gestore, è costretto a tornare a casa anzitempo. Un po’ per una programmazione troppo “d’essay” un po’ per la lontananza dal centro mondano di Palermo, un po’ perché il cinema non attira più tanta gente come una volta
Il 21 maggio 2009, al Lubitsch c’erano oltre 150 persone.
4 video della serata sono già disponibili su You Tube
video 2 (tutti i musicisti)
video 3 (Cavallaro e Mangiaracina)
video 4 (tutti i musicisti)
(pippo vinci)

mercoledì 20 maggio 2009

Buthan escluso


Il Buthan è una magnifica terra ai piedi della catena dell’Himalaya, in Asia.
Giorni fa ho visto uno splendido documentario sul Buthan e mi hanno colpito la bellezza di paesaggi maestosi unita ad uno scorrere della vita semplice e genuino. Ad un certo punto il commento diceva così : "..il Buthan ha preferito conservare intatte le sue ricchezze paesaggistiche anche a costo di sacrificare il progresso economico!.."
Rileggete questa frase e riflettete.
Da noi (in Italia) e forse in gran parte del mondo occidentale la frase viene ribaltata e suona cosi:
il progresso economico richiede spesso il sacrificio delle ricchezze paesaggistiche.

Scorrendo infatti un album di vecchie foto di una qualsiasi città (meglio se localizzata al sud dell’Italia) , ci si può rendere conto di quanto questa filosofia abbia completamente devastato interi paesaggi, rioni, risorse naturali per poi ritrovarci sull’orlo di una immensa crisi economica oltre che di valori umani.
E dove più si è devastato, più il progresso economico è fallito. O, comunque, non ha raggiunto i livelli promessi.

In ogni angolo delle nostre città si notano costruzioni commerciali che hanno preso il posto di potenziali aree verdi; i marciapiedi sono invasi dalle auto o dai gazebo in plastica dei bar che, per aumentare clientela e fatturato hanno deciso di occupare (con o senza autorizzazione) aree pubbliche dove potrebbero scorazzare bambini, pedoni e carrozzine.

Con i soldi così guadagnati, i commercianti e gli imprenditori hanno formato una barriera invalicabile di villette sul mare che ne impediscono almeno la visuale, oltre che il regolare accesso. Le villette, essendo abusive (poi sanate), spesso non hanno il regolare scarico nella inesistente fognatura e scaricano a mare rendendolo sporco, privo di vegetazione e quindi inospitale per pesci, molluschi e crostacei.
E ancora: visto che le villette oramai hanno formato un villaggio si utilizzano soldi pubblici per organizzare un minimo di caotiche infrastrutture (fognature tardive, strade strette tra le villette, semafori ignorati, centri commerciali immensi, raccoglitori di immondizia rotti, insufficienti e maleodoranti). Il tutto lì dove avrebbe dovuto regnare la pace, la spiaggia ed il mare blu ricco di vegetazione e pesci.
Continuo?
Si potrebbe continuare all’infinito.

E mi domando: è questa la qualità della vita che noi “popoli evoluti” ci siamo conquistati con guerre e rivoluzioni di popolo e industriali?
No, non è questa se poi per ritrovarla siamo costretti a spendere migliaia di euro per una settimana “di sogno” nei mari del sud o in lontani paesi esotici. Ma solo per chi se lo può permettere.
E chi se lo può permettere?
Industriali e commerciati (con i loro alleati amministratori) che sono la causa principale di quanto avete appena letto…..Buthan escluso
(pippo vinci)

sabato 16 maggio 2009

una pattinata per la vita


Oltre duemila chilometri da Saronno a Monreale, deviazioni per sosta in campeggi comprese, sui pattini per fondare un centro di accoglienza per …sfortunati.
Giuseppe Vaglica, 57 anni a luglio, è partito il 5 aprile dal Varesotto ed è arrivato il 9 maggio a Monreale anche se, come ha dichiarato “non sono un atleta ma mi sono semplicemente improvvisato pattinatore!”
Ogni tappa, sulla dorsale tirrenica, è stata documentata dalle tv e dai quotidiani locali nonché dai giornali on line.

Quando era andato via dalla sua Monreale, con la famiglia per cercar lavoro in Lombardia, Vaglica aveva diciassette anni.
Una pattinata per la vita”, l’impresa supportata, fotografata e ripresa anche dalla moglie, Terry D’Annunzio, che lo ha accompagnato è stata dunque pensata e messa in pratica per scopi benefici. “Vendiamo una nostra proprietà in centro Italia (Costa dei Trabocchi, nei pressi di Chieti) e, insieme con i fondi raccolti grazie alla nostra iniziativa – dice Vaglica – metteremo su un centro di accoglienza per disagiati in Lombardia. Abbiamo già l’appoggio del sindaco di Saronno e attiveremo sinergie già avviate con altre organizzazioni di beneficenza”.

Terry e Giuseppe fanno capo ad una neonata associazione umanitaria, una onlus della quale D’Annunzio è presidente. “Non apparteniamo a nessuna chiesa – precisano – ma crediamo negli insegnamenti umanitari e, in fondo, umanisti del Vangelo”.
Sabato 9 maggio il pattinatore in solitaria è stato ricevuto dalla municipalità della sua città d’origine.
I vigili lo hanno accolto alle 10.30 alla Fontana del Drago (panoramica Rocca-Monreale) e lo hanno scortato nel suo sprint finale che si è chiuso in piazzetta Vaglica. Intestata a un suo omonimo e antenato monrealese, filologo e latinista.

Qui, il sindaco uscente della città normanna, lo ha ricevuto in modo ufficiale, con tanto di fascia e discorso, per dargli il bentornato e gli ha consegnato una coppa messa a disposizione dall’assessorato comunale allo Sport. Un bentornato (anche se per poco) anche dal comandante dei Vigili urbani monrealesi, Tutta la documentazione dell’impresa su pattini a quattro ruote, Terry e Giuseppe tornati in Lombardia, sarà esibita per la raccolta fondi.

(pippo montedoro)


Per contatti e collaborazione:
340.53 83 196 ; 347.90 49 019 ; aiutaci.ad.aiutare@live.it)

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lunedì 11 maggio 2009

complimenti agli autori di questo disastro


(questo articolo è stato pubblicato anche nella pagina economica del sito reportonline.it)
Il mondo dei lavoratori è diviso, grossomodo, in quattro categorie:
A. imprenditori privati
B. liberi professionisti
C. dipendenti pubblici
D. dipendenti privati

Per moltissimi anni, c’è stato il mito del posto fisso (C), pur nella consapevolezza che i soldi (veri) si fanno solo se si è autonomi ( A o B).
Ne consegue che i posti più sfigati sono invece quelli subalterni delle aziende private (D).
Questi ultimi ne’ si fanno i soldi ne’ possono sentirsi sicuri di potere conservare il posto fino alla pensione. Sono sempre loro i primi a pagare un momento di difficoltà (vera o presunta) del capo dell’azienda (A).

Ma, nonostante tutto, alla fine degli anni 80, si è cominciata a diffondere l’idea che il mondo si sarebbe fermato se tutti avessimo sperato di avere (attenzione dico sperato di avere non avuto) un posto pubblico, eterno, inossidabile e tranquillo.
Cioè il mondo economico non sopportava di vedere persone che, con lo stipendio sicuro ed un futuro da nonni tranquilli, vivono una vita serena, si costruiscono una famiglia numerosa, si comprano la casa con un mutuo trentennale, coltivano degli hobbies da coccolare durante i numerosi pomeriggi liberi, cambiano la macchina ad ogni novità tecnologica (spesso superflua) offerta dai colossi delle auto, e, ogni estate, si fanno un bel viaggetto, riservandosi una settimana nel casermone in riva al mare definito (anche questo ad arte) multiproprietà!

Se rileggete attentamente il brano appena concluso, vi accorgerete che ogni mossa del tranquillo dipendente pubblico, si traduce in un sostanziale esborso di denaro (pubblico) a vantaggio di tutti quegli imprenditori privati (A) e liberi professionisti (B) che, attraverso il lavoro dei loro impiegati (D), offrono beni e servizi che rendono la vita più piacevole al sereno dipendente pubblico (C).

Dall’altro lato, imprenditori (A), liberi professionisti (B) e relativi dipendenti (D), hanno la possibilità di incrementare o mantenere il proprio tenore di vita per soddisfare vizi ed esigenze proprie e del dipendente pubblico (C). Tutto era organizzato in modo perfetto. Tutto “appattava”.

Poi vennero gli anni ‘90, e si cominciò a diffondere la idea maligna che il pubblico è brutto, che il pubblico è parassita, che il pubblico è inefficiente. I giovani devono puntare ad inventarsi il lavoro, a costruirsi una propria filosofia di vita che prenda le distanze dagli uffici pubblici, perché è proprio lì che si annida il nemico dello sviluppo.

Fuori dagli uffici e dagli archivi delle Regioni, dei Comuni, dei Catasti , dei Geni Civili e delle Università c’è il mondo che produce, che crea ricchezza, che porta al secondo millennio, poi al terzo e così via nei secoli dei secoli.
Il sacro PIL deve crescere sempre.

Finita la fase 1 (demonizzazione del pubblico) scatta la fase 2. La fase due si occupa di demonizzare il posto fisso. Sia esso pubblico che privato. Il giovane non solo non deve aspirare ad un posto tra i parassiti degli enti pubblici, ma non deve neanche sperare di avere un posto che sia tale per tutta la vita. No! Il giovane deve stare all’erta tutta la vita; deve essere flessibile; deve cambiare spesso lavoro, casa, città, amici, palestra, menù, scuole per i figli che verranno.

Il giovane, che presto non sarà più giovane, deve anche studiare, anzi, formarsi di continuo. Non solo fino alla prima laurea. Non basta! Non solo fino alla seconda laurea. Non basta! Non solo fino alla specializzazione post laurea. Non basta! Non solo fino ai masters negli States e nel Regno Unito. Non basta! Sempre, sempre e ancora sempre.
Il giovane deve formarsi, trovare un lavoro per poi riformarsi e ritrovare un altro lavoro e così via nei secoli dei secoli. Amen

Il gioco è riuscito, ma le conseguenze sono le seguenti:

a) fine di ogni procedura concorsuale che porti i giovani (spesso i migliori) ad occupare posti fissi in Enti Pubblici anche di grande importanza strategica come ospedali, università, enti di ricerca, enti di indirizzo tecnico , economico e di gestione delle finanze pubbliche.

b) il posto di lavoro fisso diventa così prezioso che solamente la promessa di poterlo offrire diventa una preziosissima arma in mano ai potenti di turno (politici e malavitosi) che li distribuiscono in cambio di voti (politici) o di favori ad personam (concessioni, nulla osta, appalti ecc). Ma questa volta, il posto è offerto a chiunque senza un pur effimero filtro concorsuale che possa garantire il possesso di un minimo di qualità di chi lo occuperà. Gli Enti Pubblici si popolano (ora si) di parassiti senza preparazione e con le spalle ben coperte dal generoso Padrino. Parassiti, impreparati e intoccabili.

c) l’economia crolla perché con la riduzione dei dipendenti pubblici sempre meno gente può permettersi di spendere ora e (peggio) in futuro somme di denaro di cui non dispone e non disporrà. Questo significa il crollo della domanda di tutti i beni e di tutti i servizi

d) le imprese private falliscono
e) i liberi professionisti non vengono più ingaggiati
f) i dipendenti privati perdono il posto.

Complimenti agli autori di questo disastro.

(pippo vinci)
questo articolo è stato pubblicato anche nella rubrica economica del sito reportonline.it
scrivi a latrazzera@libero.it

sabato 9 maggio 2009

la bara errante


Molti scettici sostengono che la coincidenza non è altro che un artificio della conoscenza umana. Secondo questa opinione alcuni episodi di cui siamo coscienti, vengono da noi percepiti e considerati coincidenze.

In altre parole, noi ricordiamo ciò che convenzionalmente chiamiamo coincidenza, ma dimentichiamo una miriade di altri particolari che non hanno una connessione evidente.
Che cosa pensare, allora, dell’inquietante bara di Charles Coughlan?
Coughlan nacque nella provincia canadese di Prince Edward Island, sulla costa nord orientale.

Ma alla fine del diciannovesimo secolo si trovava a Galveston, perla della costa del Texas, in una compagnia di attori girovaghi, con cui recitava per sbarcare il lunario. Era il 1899; Coughlan si ammalò e morì dopo aver contratto una delle febbri tropicali che mietevano vittime, quando non si praticavano ancora le vaccinazioni.

Coughlan fu collocato a eterno riposo - almeno nelle intenzioni - in una bara piombata e sepolto nel cimitero locale. Galveston, allora la città più popolosa e prospera del Texas, sorgeva su un enorme banco di sabbia, in una posizione precaria che la lasciava esposta sia ai tifoni sia alle mareggiate. L’8 settembre 1900, venti di forza superiore a cento chilometri orari riversarono sulla città un muro d’acqua alto più di sei metri che sommerse tutto fuorché le strutture più elevate.

La città fu completamente distrutta. Annegarono circa settemila abitanti e i loro cadaveri furono risucchiati in mare aperto dal riflusso. Anche i morti furono trascinati via. I cimiteri vennero sventrati dalla furia delle onde e le bare furono strappate dalle tombe e portate via dalla corrente. Per otto anni la salma di Coughlan vagò, nel suo feretro piombato, nelle calde acque della Corrente del Golfo.

Alla fine doppiò l’estremità della Scogliera della Florida ed entrò nell’Atlantico, dove le correnti dominanti la trasportarono a nord lungo il Sud e il Nord Carolina e la costa della Nuova Inghilterra. Nell’ottobre del 1908, un piccolo peschereccio al largo di Prince Edward Island avvistò la malconcia cassa mortuaria galleggiante sui flutti. Qualcuno dell’equipaggio la issò a bordo servendosi di un gancio. U

na targhetta di rame col nome del defunto rivelò chi fosse la salma racchiusa in quella bara erosa dall’acqua e dalla salsedine. La bara era stata tirata in secco a circa un chilometro dalla chiesetta dove un tempo Charles Coughlan era stato battezzato. Le sue spoglie furono poste in un altro feretro e ricevettero una nuova sepoltura, proprio dove il viaggio di Coughlan era cominciato tanti anni prima.

da World of Strange Phenomena di Charles Berlitz

mercoledì 6 maggio 2009

Fine della Crisi?'


Buonasera Signor Chiesa, le scrivo per conoscere un suo parere su tutte queste fanfare che strillano a gran voce da quasi tutti i tg e molti giornali, che la crisi è finita , che ci sarà una ripresina prossimamente e che l'accordo con la Chrysler ne è la conferma.

Vivo in un paese in provincia di Pisa, un paese abbastanza ricco che basa la sua ricchezza sulle concerie. C'è ancora abbastanza ricchezza, ma le conseguenze di questa crisi si stanno sentendo anche da noi con diminuzioni degli ordini e con alcune chiusure delle aziende.

Come fanno a dire che il peggio è alle spalle? E poi, parlando dell'america come hanno fatto i colossi bancari vicini alla bancarotta a chiudere questo primo trimestre in utile? Sono dei maghi forse?

Credo che ci sia molta confusione, basata anche sul fatto che la Borsa sta di nuovo crescendo spinta,penso, dalla quantità enorme di denaro stanziato per far fronte alla crisi finanziaria. Non so dove porterà tutto questo ma io non mi sento rassicurata da questi annunci di ritrovato ottimismo. Può pubblicare la mia lettera se lo ritiene opportuno.

(maura del torrione)

Lei ha perfettamente ragione. Non solo la crisi non è finita, ma sta appena cominciando. Come ci hanno truffati prima, ci stanno truffando adesso. Contano sull'imbecillità dei polli investitori. i quali non vogliono rinunciare all'illusione in cui hanno vissuto (benino) negli ultimi anni.

Inganno più autoinganno. Il denaro regalato ai banchieri sta gonfiando speranze (dei banchieri). Gli altri, cioè noi, pagheranno. Bisogna organizzare la resistenza all'inganno.

Anche a lei dico quello che dico a tutti: bisogna che ci dotiamo di uno strumento d'informazione indipendente. Pandora Tv sta nscendo. Bisogna che tutti si sentano impegnati a farla crescere. Subito, perchè il tempo è poco. Cordiali saluti

Giulietto Chiesa


scrivi a latrazzera@libero.it

domenica 3 maggio 2009

vizi privati e pubbliche virtù: 2. il traffico


Nel salotto:

- e' uno schifo non si cammina. Nessuno rinuncia alla macchina;
- Palermo è un città ideale per andare in bici. E' piano, c'è sempre il sole! Io quando posso lo faccio sempre.
- non si trova posto nemmeno a pagarlo. E' stupido girare in auto. E poi andare a piedi in bici fa bene al fisico. Guarda che pance che abbiamo;
- nessuno si ferma alle strisce pedonali. Per me il pedone è sacro;
- non ci sono controlli - dove sono i vigili? Dovrebbero essere di più e, sopratutto, più severi e inflessibili!
- gli autobus sono troppo lenti. tutta colpa di quei cretini che si ostinano ad andare sempre in auto. Anche per andare a comprare il pane dietro casa. Ma ti pare?;
- l'aria e' irrespirabile. la benzina per le auto rivate dovrebbe costare dieci volte tanto;
- la gente non e' educata. Ma con l'esempio di ognuno di noi...poco a poco... chissà!

usciti dalla cabina di Superman:

- ma siamo pazzi? - io prendere l'autobus?... non scherziamo!;
- ho gia' fatto il giro dell'isolato - non c'e' posto;ora parcheggio dove capita -anche gli "altri" sono in seconda fila e poi ...manco solo poco minuti, che può succedere?;
- neanche io lo faccio ma e' piu' forte di me. Maledico pero' gli
altri che lo fanno con me quando sono sulle strisce specie in
compagnia;
- oggi e' giorno pari, ma devo andare per forza in centro. Sta piovendo.
Rischio. Prendo l'auto "dispari". tanto non ti fermano mai!
- lascio l'auto in curva, non c'e' posto - speriamo che i vigili non
passino
. .. ah, c'è pure il divieto di sosta. Ma tanto sono tutti parcheggiati. Non sarà un VERO divieto di sosta!
- incredibile. Hanno fatto i cordoli. Li' e' difficile andare. Ma dove ci sono
solo le corsie preferenziali si risparmia un sacco di tempo.Tanto
gli autobus non passano mai. E se passano mi sposto. E' un attimo!
- ma perche' rinunciare all'auto proprio io? Al limite prendo il vecchio
motore, tanto, anche se non e' catalizzato, i motori non li fermano.

- ho urtato un macchina all'incrocio. La colpa e' di quel gran disgraziato
che non si e' fermato. E poi quello lì, giusto qui deve posteggiare? Comunque non si sarà fatto niente. E' inutile che mi fermo a vedere. Che sarà mai un graffio! E pensa alle camurrie dell'assicurazione. No , no,.. me ne vado.

(beppe)