venerdì 26 gennaio 2018

cobrador del frac

In Spagna esiste una professione che si chiama cobrador del frac
Si tratta di un libero professionista che si occupa del difficile compito di recuperare i soldi non restituiti dai debitori morosi. Su incarico del creditore.La particolarità di questa professione è che il cobrador, una volta ricevuto l’incarico, si mette l’abito da lavoro, un frac, e si apposta sotto l’abitazione del moroso urlando i suoi debiti.
Non solo. Lo seguirà ovunque : lo aspetta fuori dal lavoro, lo segue al bar, al ristorante, davanti la scuola dove accompagna i figli. Proprio ovunque, rendendo pubblici i suoi problemi economici
E’ chiaro che, pur di non essere umiliato a tal punto il debitore preferirà saldare il suo debito.
E la fuga non è che una soluzione parziale . Egli, infatti, non potrà salvare l’onore visto che il cobrador de Frac, comunque, andrà sotto casa sua ad informare i vicini di casa del suo problema.
(pippo vinci)

martedì 23 gennaio 2018

Tema : il cancellino

Da tempo oramai non frequento un’aula scolastica e non so neppure se le attuali suppellettili che ornano questo ambiente siano le stesse di una volta. Di tutto quello che c’è oggi in una classe, quello che mi incuriosisce di più è sapere se esiste ancora il cancellino.

Il cancellino, per quei pochi che non lo sapessero, era fatto da una lunga striscia di panno grigio arrotolata a mo’ di chiocciola o di fossile tipo ammonite. Il cancellino veniva usato, appunto, per cancellare le scritte in gesso sulla lavagna di ardesia, nera.

Questo, in effetti, era lo scopo principale della sua creazione, ma poi, in pratica, lo si utilizzava per ben altro. Soprattutto per lanciarselo (anzi tirarselo) addosso. Tra una lezione e un’altra. A volte durante.

Il bersaglio, una volta colpito, portava in giro un tatuaggio bianco a spirale che, sebbene spolverato, non scompariva mai completamente. Ed era usuale vedere in giro per il corridoi, durante la ricreazione, bimbi e ragazzi, bimbe e ragazze con tale patacca bianca sul petto, sulla schiena sulla gonna. Ovunque. Anche sui capelli.

Il cancellino era sempre intriso di gesso. Non ricordo di averne mai visto uno nuovo. Nessuno conosce il vero colore del cancellino. Qualcuno ipotizza che fosse persino nero.
E appariva senza limiti la sua capacità di assorbimento del gesso; se lo si spolverava si formava una nube tossica gigantesca. Ma mai si riusciva ad estrarre tutto il gesso contenuto. Una vera cava.

Quando invecchiava, il cancellino, si scioglieva, si srotolava. E si utilizzava aggruppandolo nel pugno in un ammasso scomposto. Ma era in queste condizioni che il suo uso principale appariva più efficace. Insomma il cancellino, conciato così, cancellava meglio. Forse perché venivano alla luce angoli interni (e vergini) della sua struttura. Certo che però, in tali condizioni, perdeva la sua caratteristica di strumento di offesa.

Il cancellino era anche un trofeo di guerra. Mentre in alcune classi mancava, in altre se ne potevano avere 3 o 4. Tutti bottini di guerra.

Qualche volta il cancellino di ordinanza veniva sostituito da tristi cuscinetti paffuti. Estremo era il ricorso alla carta accartocciata. Ma nessuno si è mai affezionato a questi succedanei. Il cancellino era insostituibile. Nel cuore, nelle menti e sui cappotti.

(pippo vinci)

post già pubBlicAto il 13 febbraio 2009

venerdì 19 gennaio 2018

A me, fa ridere!


la vignetta è stata pubblicata sulsettimanale "Internazionale"
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martedì 16 gennaio 2018

Aiuta chi è più povero: fallo con Kiva, non costa nulla!

kiva.orgQuella che vedete nella foto è la signora Ama Genou.
Ama vive nel Togo , ha un figlio e ,tramite Kiva organization , ha chiesto un prestito di 850 dollari (circa 650 euro) per finanziarsi una piccola bottega per la vendita di pane e farina nella cittadina di Tseviè, in Togo.

Ama ha inoltrato la sua richiesta, tramite Kiva, nel dicembre del 2006.
Kiva ha inserito la sua proposta sul sito con la dettagliata descrizione del progetto e dei tempi di restituzione del denaro ricevuto (12 mesi).

All’appello hanno risposto, da ogni parte del mondo, 25 lenders (prestatori) che hanno inviato (sempre tramite Kiva) i soldi necessari alla signora Ama. Mediamente ogni lender ha inviato 34 dollari (26 euro)

Ama ha realizzato il suo progetto ed ha restituito i soldi ai lenders (tramite Kiva) in 12 mesi con rate di 70,84 dollari al mese. Ama ha restituito la stessa somma ricevuta in prestito (850 dollari) senza un centesimo di interesse.
Ogni lender ha quindi riavuto i soldi prestati, senza interessi. Io avevo prestato ad Ama 25 dollari, tutti tornati. Queste somme, restituite ai legittimi proprietari, possono essere da questi ritirate o essere utilizzate per finanziare un altro progetto.
Ci si chiederà: ma come fa KIVA a finaniare la sua organizzazione? Lo fa con donazioni volontarie dei lenders. Ad ogni prestito , infatti, Kiva chiede un contributo, anche di 50 centesimi, per finanziare l’organizzazione. Il contributo è volontario e non obbligatorio. Io per esempio dono a Kiva 1 euro per ogni prestito. In tutto 129 euro in 10 anni.
Muhammad Yunus, premio nobel per la pace e ideatore del microcredito

E mi sono fidato grazie anche alla esperienza fatta nel mondo ufficiale della cooperazione internazionale.
Un mondo dove il 65 – 70% dei soldi (pubblici) stanziati (e regalati) servono per la stessa gente che sostiene di portare aiuto alle popolazioni bisognose del 3° o 4° mondo.
Sono soldi utilizzati per i viaggi dei volontari, per i convegni di presentazione e di chiusura del progetto, per superflui corsi di formazione, per la stampa di inutili opuscoli e così via. Non mi fido neppure delle adozioni a distanza o di altri tipi di aiuti organizzati. Non perchè non siano vere, ma perchè il contributo versato non raggiunge intero il beneficiario. Con Kiva non è così.


Dal giorno in cui ho ricevuto tutta la somma prestata ad Ama (sono passati solo 12 mesi), ma non mi sono dermato : in circa 10 anni, ho già finanziato altri 128 progetti , per un totale di 5.550 euro con una media di circa 43 euro a progetto. Ed in tutto ho perso appena 11 euro! Infatti i casi di insolvenza sono al di sotto dell'1%


Per questo motivo la Trazzera si fida di Kiva e invita tutti a seguire il suo esempio


per saperne di più clicca qui 

per saperne di più (in italiano)


(pippo vinci)

sabato 13 gennaio 2018

Italiane (1) : Alfonsina Strada

Alfonsina Morini Strada (1891 - 1959) fu la prima donna ciclista in Italia a partecipare a competizioni riservate solo ad atleti maschi. Alfonsina partecipò a due giri di Lombardia ed al giro d' Italia del 1924, non espressamente vietato agli atleti di sesso femminile.   Fu esclusa per essere giunta fuori tempo massimo nella tappa L'Aquila - Perugia. Negli anni successivi le fu impedito di partecipare al giro.

Alfonsina partecipò anche a due giri di Lombardia , vinse ben 36 gare contro atleti maschi e conquistò , nel 1911 a  Moncalieri, il record mondiale femminile di velocità raggiungendo gli oltre 37 km/h

venerdì 5 gennaio 2018

Chi ha progettato la Tour Eiffel?

la tour Eiffel
Se si chiedesse in giro chi sia stato il progettista del monumento più famoso di Francia, ossia la Tour Eiffel, tutti risponderebbero all'unisono: l'architetto Gustave Eiffel. Ma sbaglierebbero. In effetti la storia della progettazione e realizzazione della torre è un po' diversa.

Il progetto iniziale fu in effetti stilato da  due architetti Hoechlin e Nouguier per  la impresa di Gustave Eiffel che ne era il titolare ed aveva finanziamenti ed appoggi politici tali da potere  portare a termine l'opera.

Lo stesso Eiffel scelse quindi il collega Stephen Sauvestre, per la realizzazione della torre di ferro e
Sauvestre modificò il progetto originale di Hoechlin e Nouguier dando al monumento la forma che tutti conosciamo. Il nome della torre fu invece dedicato al titolare della impresa che si aggiudicò l' appalto e portò a termine l'opera, Gustave Eiffel appunto.

E allora? Allora niente, basta ricordarsi di questi tre architetti  che vedete nella foto qui accanto,  e dare loro il giusto merito per questo prestigioso e bellissimo simbolo di Parigi e della Francia.

pippo vinci

lunedì 1 gennaio 2018

i colpi di genio nel calcio

https://youtu.be/hxaJgyWTwqo
 Renè Higuita / clicca sulla foto
Il gioco del calcio è uno di quegli sport che, dal momento della sua misteriosa e indatabile nascita, ha riservato poche novità se non di natura normativa.
In fondo c'è poco da inventare. Si tratta di tirare calci ad un pallone tentando di farlo entrare nella porta avversaria.

Ma nel corso decenni qualche novità di stile e di tecnica individuale si è vista, novità che sono state poi introdotte (non tutte) nel repertorio di qualche grande giocatore 
Risto Kallaste /clicca sulla foto

Mma quali sono queste "novità" e chi sono stati i loro relativi inventori lo vedete nello schema sotto riportato

Fa piacere notare che tra gli inventori ci siano due italiani Giovanni Roccotelli, che durante un Cagliari - Spal del torneo di A 1975/76 mostrò all'incredulo pubblico del S Elia il passo che poi divenne famoso con il nome di Rabona che tanti campioni oggi imitano con alterne fortune.  E il pugliese Vito Chimenti, attaccante del Palermo, che inventò la bicicletta, gesto reso famoso pochi anni dopo con il film Fuga della Vittoria dove il passo venne eseguito dall'argentino Ardiles.

Tra i gesti meno imitati, ma pur sempre molto originali ricordiamo la rimessa con capriola del lituano Risto Kallaste e la ancora più sorprendente parata dello scorpione dell'estroso portiere colombiano Renè Higuita.

Ma l'invenzione più difficoltosa da eseguirsi è senz'altro  l'elastico del peruviano Uribe, che i tifosi italiani ricordano per avere giocato anche nel Cagliari di Gigi Riva. L'elastico è poi stato lanciato e reso famoso dal brasiliano Ronaldinho che lo ha perfezionato e messo in pratica molto spesso durante la sua carriera. Ma lo stesso Ronaldimho non ha mai eseguito l'elastico come lo eseguì il connnazionale Igor Coronado nell'incontro che il Palermo pareggiò in casa contro l'Empoli lo scorso mese di ottobre. clicca qui



BUON ANNO A TUTTI