Ricordo che nel corso deli anni 70 era di moda supporre che anche le piante provassero sensazioni. Molti esperimenti tendevano a dimostrare questa ipotesi. Si collegavano alle piante elettrodi e sensori e se ne misuravano le “pulsazioni” in particolari condizioni ambientali. Ma l’esperimento che mi colpì in modo particolare era , più o meno, il seguente: si acquistano due piante identiche , per genere, specie, per età, per stato vegetativo e fitosanitario. Insomma sane e identiche. Meglio se figlie della stessa pianta madre e da questa generate con riproduzione asessuata. In tal modo avranno lo stesso corredo genetico. Insomma più uguali dei gemelli monozigoti
Si pongono le due piante (A e B) in due ambienti separati ma con identiche condizioni di luce , umidità e temperatura. Uguale microclima. Le due piante cresceranno in modo assolutamente identico .. a meno che… A meno che il proprietario delle due gemelline faccia loro delle visite periodiche con una piccola differenza . Visiti sempre la pianta A quando il suo (di lui) umore è negativo e visiti sempre la pianta B quando si sente sereno allegro e positivo. Ebbene. Secondo gli autori di questo esperimento la pianta B (quella visitata dal padrone felice), crescerà in modo più rigoglioso della pianta A, quella visitata dal padrone durante le sue giornate più nere.
Poi tutto finì e si scoprì che alla base di queste “stranezze” non ci sono i sentimenti, ma banali (per modo dire) reazioni fisico-chimico-elettromagnetiche che magari sono più affascinanti e misteriose dei sentimenti, ma certo meno romantiche.
Poi venne l’era dei vegetariani. E poi ancora quella dei vegani o vegetaliani. E qui si scatena un’altra diatriba tra chi dice che fa bene e chi dice che non fa tanto bene. Chi dice che fa bene a quelli sani e chi dice che fa male a quelli malati di questa o quella malattia. C’è ancora chi consiglia di integrare l’alimentazione verde con cibi contenenti amminoacidi inesistenti nei vegetali, e c’è chi non dice niente e continua ad essere vegetariano per i fatti suoi.
Poi (o prima) si scopre che esiste un’altra categoria di vegetariani. Quelli che si cibano solo dei frutti maturi delle piante , meglio se già caduti al suolo. Tale difficile alimentazione deriverebbe dalle abitudini alimentari di un piccola e molto antica comunità religiosa dell’India : i Janisti.
I Janisti ritengono che le piante soffrano in quanto esseri viventi, come gli animali. Pertanto non è lecito strapparle dalla terra oppure mangiarne foglie e radici.
L’unico prodotto utilizzabile è quindi il loro frutto ma non prima che questi si distacchi naturalmente dalla stessa pianta madre.
Si pongono le due piante (A e B) in due ambienti separati ma con identiche condizioni di luce , umidità e temperatura. Uguale microclima. Le due piante cresceranno in modo assolutamente identico .. a meno che… A meno che il proprietario delle due gemelline faccia loro delle visite periodiche con una piccola differenza . Visiti sempre la pianta A quando il suo (di lui) umore è negativo e visiti sempre la pianta B quando si sente sereno allegro e positivo. Ebbene. Secondo gli autori di questo esperimento la pianta B (quella visitata dal padrone felice), crescerà in modo più rigoglioso della pianta A, quella visitata dal padrone durante le sue giornate più nere.
Poi tutto finì e si scoprì che alla base di queste “stranezze” non ci sono i sentimenti, ma banali (per modo dire) reazioni fisico-chimico-elettromagnetiche che magari sono più affascinanti e misteriose dei sentimenti, ma certo meno romantiche.
Poi venne l’era dei vegetariani. E poi ancora quella dei vegani o vegetaliani. E qui si scatena un’altra diatriba tra chi dice che fa bene e chi dice che non fa tanto bene. Chi dice che fa bene a quelli sani e chi dice che fa male a quelli malati di questa o quella malattia. C’è ancora chi consiglia di integrare l’alimentazione verde con cibi contenenti amminoacidi inesistenti nei vegetali, e c’è chi non dice niente e continua ad essere vegetariano per i fatti suoi.
Poi (o prima) si scopre che esiste un’altra categoria di vegetariani. Quelli che si cibano solo dei frutti maturi delle piante , meglio se già caduti al suolo. Tale difficile alimentazione deriverebbe dalle abitudini alimentari di un piccola e molto antica comunità religiosa dell’India : i Janisti.
I Janisti ritengono che le piante soffrano in quanto esseri viventi, come gli animali. Pertanto non è lecito strapparle dalla terra oppure mangiarne foglie e radici.
L’unico prodotto utilizzabile è quindi il loro frutto ma non prima che questi si distacchi naturalmente dalla stessa pianta madre.
(pippo vinci)
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