Sul sito www.megachip.info è stata pubblicata una interessante intervista di Miguel Mora (El Pais) a Stefano Rodotà*. Noi, nel rimandarvi alla lettura dell'intero articolo, riportiamo la risposta ad una sola domanda. Una risposta che è anche una lucida lettura dell'attualità politica italiana. Peccato che personaggi di questo spessore siano stati cacciati dalla politica attiva.
Ha ma pensato che avrebbe un giorno rimpianto la Democrazia Cristiana?
R. Quei politici avevano ben altro spessore culturale. La dialettica parlamentare tra la DC e il PCI era di un livello che oggi appare impensabile. Mentre la DC era al potere, si approvarono le leggi sul divorzio e sull’aborto; i democristiani sapevano che la società e il femminismo le volevano e capirono che opporsi li avrebbe danneggiati politicamente.
Molti di loro erano dei veri laici, avevano il senso della misura e maggior rispetto verso gli avversari. Oggi siamo ridotti al turismo per poter nascere e morire, la gente si prenota negli ospedali svizzeri per poter morire con dignità. È mai possibile che uno Stato democratico obblighi i suoi cittadini a chiedere asilo politico per morire? Il diritto deve regolare questi conflitti, non acuirli.
*Professore emerito di diritto civile alla Sapienza di Roma, Rodotà nato a Cosenza 73 anni fa, scrive libri ed articoli,partecipa a congressi, dirige il Festival del Diritto a Piacenza,promuove manifesti e combatte battaglie per innumerevoli cause,dalla libertà di stampa all’etica pubblica,all’eutanasia. Eletto deputato del PCI nel ’79,visse come parlamentare la convulsa decade finale della prima Repubblica e fu poi il primo presidente del PDS, fondato nel ’91 da Achille Occhetto dalle ceneri del PCI. Appena un anno dopo,forse prevedendo ciò che sarebbe successo, abbandonò la politica. dal sito www.megachip.info
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