Studi
scientifici: i complottisti sono più sani di mente - See more at:
http://guardforangels.altervista.org/blog/studi-scientifici-i-complottisti-sani-mente/#sthash.UpNSmPQH.dpuf
 |
L'assassnio dei fratelli Kennedy |
Studi
scientifici: i complottisti sono più sani di mente
Studi
scientifici: i complottisti sono più sani di mente - See more at:
http://guardforangels.altervista.org/blog/studi-scientifici-i-complottisti-sani-mente/#sthash.UpNSmPQH.dpuf
Recenti studi
scientifici realizzati da psicologi e sociologi statunitensi e
britannici hanno chiarito che, al contrario di quanto tradizionalmente
affermato dagli stereotipi diffusi dalla cultura di massa, le persone
etichettate come ‘teorici della cospirazione’ siano più sane ed equilibrate
rispetto a chi accetti supinamente le versioni ufficiali dei fatti contestati.
Lo studio più recente è stato pubblicato lo scorso 8
luglio dagli psicologi Michael J. Wood e Karen M. Douglas dell’Università
del Kent (Regno Unito), ed intitolato E l’edificio 7? Studio Psicologico
Sociale di Discussione Online sulle Teorie del Complotto sull’11 Settembre. Lo
studio ha confrontato numerosi commenti di tipo ‘cospirazionista’ e
‘convenzionalista’ (anti-cospirazione) postati da utenti di siti di notizie
online.
 |
La strage di Ustica |
Con grande
stupore i ricercatori hanno scoperto che i commenti a supporto della teoria del
complotto fossero numericamente maggiori rispetto a quelli che continuano a
reputare valide le versioni dei fatti diramate dai media convenzionali. “Dei
2.174 commenti raccolti, 1.459 sono stati catalogati come cospirazionisti e 715
come conventionalisti.” In altri termini, coloro che non credono alle versioni
ufficiali di eventi come l’11 Settembre e l’omicidio di JFK sono risultati
essere più del doppio rispetto a quelli che credono alle versioni ufficiali. Il
che in parole povere significa che il rapporto si è invertito, e che la
saggezza convenzionale oggi è espressa dai cosiddetti ‘complottisti’ mentre le
persone che non credono alle cospirazioni stanno diventando una sparuta
minoranza.
Forse anche
perché il loro parere ha smesso di essere espressione della maggioranza,
i commentatori anti-cospirazione tendono a tradire una forte rabbia ed
ostilità: “Lo studio ha dimostrato che i soggetti che supportano la versione
ufficiale dei fatti dell’11 Settembre si esprimano generalmente in modo più ostile
nel tentativo di persuadere chi la pensi in modo diverso da loro.”
 |
11 settembre 2001 |
Si è inoltre
appurato che gli avversatori delle teorie del complotto, oltre che fortemente
ostili siano anche più tendenti al fanatismo. Secondo costoro la
versione in base a cui 19 arabi – nessuno dei quali provvisto di adeguate
competenze di pilotaggio aereo – sarebbero riusciti a commettere il crimine del
secolo sotto la direzione di un dializzato nascosto in una grotta in
Afghanistan – sia indiscutibilmente vera. I cosiddetti cospirazionisti – dal
canto loro – non pretendono di avere una teoria del tutto esplicativa degli
eventi: “Coloro che sostengono che gli attentati dell’11 Settembre siano stati
in realtà una cospirazione governativa, non mirano a promuovere una specifica
teoria esaustiva, ma solo a smentire la versione ufficiale. “
In breve, lo
studio scientifico elaborato da Wood e Douglas suggerisce che lo stereotipo
negativo del ‘complottista’ – un fanatico ostile che sostiene con piglio
ideologico le versioni ipotizzate dalla propria ‘setta’ di appartenenza – in
realtà descriva accuratamente le persone che difendono le versioni ufficiali,
non quelle che le contestano.
Lo studio ha
anche rilevato come i cosiddetti ‘complottisti’ abbiano una migliore visione
d’insieme e discutano il contesto storico (ad esempio la contestualizzazione
dell’assassinio di JFK rispetto ai fatti dell’11 Settembre) in misura maggiore
degli anti-cospirazionisti. Ed ha verificato che i cosiddetti complottisti non
amino sentirsi definire ‘complottisti’ o ‘teorici della cospirazione.’
Questi
risultati sono amplificati nel nuovo libro Conspiracy Theory in America
del politologo Lance DeHaven-Smith, pubblicato all’inizio di quest’anno dalla University
of Texas Press. Il prof. DeHaven-Smith spiega come mai la gente non
gradisca essere definita: ‘complottista.’ L’espressione – infatti – fu coniata
ed ampiamente diffusa dalla CIA per diffamare coloro i quali sollevassero dei
dubbi sulla versione ufficiale dell’assassinio di JFK!
 |
Apollo 11 |
“La campagna
della CIA per diffondere l’espressione ‘teoria del complotto’ ebbe l’obiettivo
di rendere chi non credesse alle versioni ufficiali oggetto di scherno e
ostilità da parte del resto della collettività, e bisogna ammettere – purtroppo
– che si sia rivelata una delle iniziative di propaganda di maggior successo di
tutti i tempi.”
In altri
termini, coloro i quali usino sotto forma di insulto le espressioni ‘teoria del
complotto’ e ‘complottista’ stanno reagendo nel modo preventivato ad una
documentata, indiscussa, storicamente reale cospirazione posta in essere dalla
CIA per coprire l’assassinio di JFK. Quella campagna, tra l’altro, era
completamente illegale, e gli agenti della CIA che vi furono coinvolti erano
dei criminali; alla CIA infatti è legalmente proibito di condurre operazioni
sul territorio ‘amico’, tuttavia è dimostrato che essa infranga regolarmente il
divieto, compiendo operazioni su territorio nazionale che spaziano dalla
propaganda agli omicidi.
DeHaven-Smith
spiega anche il motivo per cui coloro che dubitano delle versioni ufficiali di
eventi criminali tendano ad analizzare il contesto storico. Nel suo testo fa
notare che un gran numero di sinistre cospirazioni che si rivelarono autentiche
appaiano fortemente relazionate a molti crimini di stato contro la democrazia non
ancora provati. Un esempio evidente è il legame tra gli omicidi di JFK ed il
fratello Robert FK, i quali hanno dato via libera a presidenze intenzionate a
proseguire la guerra del Vietnam (e a delegare l’emissione della moneta a
banche private – n.d.t.). Secondo DeHaven-Smith, è necessario discutere gli
“omicidi Kennedy” al plurale, in quanto i due omicidi sembrano essere aspetti
di uno stesso grande crimine.
 |
le scie chimiche |
La psicologa
Laurie Manwell della University of Guelph concorda sul fatto che
l’etichetta coniata dalla CIA: “teoria della cospirazione” ostacoli le normali
funzioni cognitive. In un articolo pubblicato sulla rivista America
Behavioral Scientist (2010), asserisce che le persone ‘anti-complottiste’
non siano in grado di ragionare con lucidità su tali apparenti crimini contro
la democrazia proprio per effetto della loro incapacità di elaborare
informazioni che siano in conflitto con una linea di pensiero che è stata loro
inculcata precedentemente.
Nello stesso
numero di ABS, il professor Steven Hoffman dell’Università di Buffalo
aggiunge che gli individui avversi alle teorie cospirative siano soggetti a un
forte bias di conferma (v. correlati) – cioè, piuttosto che prendere
atto della realtà dei fatti cercano informazioni che confermino le loro
convinzioni preesistenti facendo ricorso a meccanismi irrazionali (come
l’etichetta di ‘complottista’) per evitare di confrontarsi con informazioni
contrastanti.
L’estrema
irrazionalità di chi attacca le ‘teorie della cospirazione’ è stata abilmente
esposta anche dai docenti di comunicazione della Boise State University
Ginna Husting e Martin Orr. In un articolo del 2007 dal titolo Meccanismi
Pericolosi: l’Idea di Complottismo Come Strategia di Esclusione Transpersonale
hanno scritto: «Se io ti
definisco complottista, mi importa ben poco se tu stia effettivamente
dibattendo di una cospirazione realmente esistente o se hai semplicemente
sollevato una questione che preferisco non vedere … Attraverso questa etichetta
sto strategicamente escludendoti dalla sfera in cui discorsi pubblici e
dibattiti generano dei conflitti.”
 |
l'assassinio di Aldo Moro |
Ma ora,
grazie a internet, le persone che mettono in dubbio le versioni ufficiali non
sono più escluse dal dibattito pubblico; dopo 44 anni di dominio la campagna
ordita dalla CIA per soffocare il dibattito pubblico con la scusa del
complottismo è giunta alla frutta. Negli studi accademici, così come nei
commenti postati sotto le notizie, le voci che sostengono la possibilità del
complotto sono ormai più numerose – e più razionali – di quelle che continuano
a supportare le versioni ufficiali.
Per cui c’è
poco da meravigliarsi se i cosiddetti ‘anti-complottisti’ appaiano sempre di
più come una setta di ostili, paranoici individui manovrabili.
Kevin Barrett
Articolo in
lingua inglese, pubblicato sul sito Veterans Today
(la selezione delle foto è stata curata dal blog La Trazzera)