venerdì 27 dicembre 2013

la salvezza è per tutti

Io ritengo che anche il più fervente credente (di qualsiasi religione egli sia), non possa avere  la certezza che Dio esista. E questo dubbio è quasi un dovere per il cristianesimo nel quale il Dio è volutamete nascosto. Se così non fosse, se cioè Dio si manifestasse a tutti , non ci sarebbe il libero arbitrio e la religione si trasformerebbe in una sorta di obbligo, di.... dittatura.

La teoria del Dio (volutamente) nascosto, indicata nella Sacra Bibbia , viene egregiamente ripresa e divulgata  da Vittorio Messori nel saggio che, dal 1976, hanno della sua pubblicazione,  lo ha reso universalmente famoso:  Ipotesi su Gesù (edizioni  SEI, tradotto in 22 lingue). Ricordo di averlo letto (in inglese) nell'anno 1993.


Partiamo da questo dogma biblico (il Dio nascosto) , e leghiamolo ad un'altra verità rivelata presente  nella seconda parte dello stesso testo, ossia nel  Nuovo Testamento, il Vangelo. In Matteo 7, 21.27 Gesù dice «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.


Il quadro è completo. Insomma, legando questi due concetti possimo dire , senza che un cristiano possa smentirci, che in primo luogo avere dei dubbi sulla esistenza di Dio è più che lecito, è doveroso. In secondo luogo che non è sufficiente (o necessario) seguire i precetti della Chiesa, l'importante è comportarsi da buon cristiano anche non essendolo.

E qui mi sovvengono i numerosi esempi di boss mafiosi che sono i primi ad aiutare la Chiesa con oboli e regali, che appaiono devotissimi a questo o a quel santo e che hanno , financo nei rifugi di latitanza, l'altarino infiorato davanti cui inginocchiarsi e pregare Signore Signore. Di contro la storia dell'uomo è piena di esempi di uomini e donne che hanno dato la loro vita per gli altri pur non essendo credenti.

Insomma la speranza di salvezza c'è per tutti  anche per coloro che non vogliono o non possono convertirsi al cristianesimo.

Vorrei terminare con una nota un po' audace se non blasfema.
Gesù Cristo, l'uomo Gesù Cristo, secondo quanto ci hanno narrato i Vangeli, ha sofferto moltissimo : lo hanno frustato e lo hanno crocifisso. Ma Egli si che era sicuro di tornare al fianco del Padre suo, Egli, sebbene rappresentasse Dio fattosi uomo, in una cosa sola non si è fatto uomo: nel dubbio sulla esistenza di Dio. Egli (e chi se no?) era SICURO della esistenza di Dio. Egli stesso è Dio, e Figlio di Dio. E le sue sofferenze avevano uno sbocco sicuro, Divino e meraviglioso: la vita eterna accanto al Padre.

La stessa cosa non si può dire degli uomini che soffrono e che anche sono morti per Lui. Loro non potevano essere sicuri dell'aldilà e del premio promesso per le loro sofferenze: la vita eterna accanto a Dio. Molti di questi avevano la Fede in Dio, ma la Fede  non si può paragonare alla certezza.
E' audace (e/o blasfemo) dire che le loro sofferenze valgono molto di più di quelle dello stesso Gesù Cristo?


 Bill Mac Stanton - Sidney
traduzioone di Pippo Vinci



8 commenti:

Fabio.O. ha detto...

condivido ed aggiungo che anche la gestion e laica della cosa pubblica è un elemento che caratterizza il vero comportamento cristiano "...il mio regno non è di questo mondo..."

e ancora ".. date a Cesare quello che è di Cesare ed a Dio quello che è di Dio..."

buon anno a tutti

Anonimo ha detto...

Gesù,pur essendo figlio di Dio e non avendo alcun dubbio circa la sua esistenza (prova ne sia i miracoli che ha compiuto nel suo nome),è stato anche vero uomo.
Come tale è nato, ha sofferto realmente ed è morto.
Nell'orto degli ulivi, prima della passione, ha sudato gocce simili a sangue umano ed ha chiesto a suo Padre che, "se era possibile", il calice della passione fosse allontanato da Lui, ma tuttavia doveva essere fatta la volontà del Padre.
Gesù ha sofferto realmente come uomo ed ha bevuto l'aceto sulla croce.
Nello stesso tempo è morto nella consapevolezza che suo Padre, se avesse voluto lo avrebbe potuto salvare.
Ma Lui stesso nella sua vita terrena ha detto che sarebbe stato perseguitato e messo a morte dagli uomini.
Ed anche molti suoi discepoli hanno subito e subiscono la stessa sorte.
La resurrezione di Gesù voluta dal Padre è stata la prosecuzione del disegno divino.

Fabio O. ha detto...

caro ... anonimo, la tua è una bella lezioncina di catechismo, ma cosa c'entra con il post?

Il post non nega quello che tu dici, ma aggiunge una logica (e personalissima) considerazione. Tu cosa ne pensi?

Anonimo ha detto...

Credo che la domanda sia posta male.
Nessuna sofferenza può essere superiore a quella di Gesù.
Avere fede in Dio non significa dubitare.
Significa semplicemente non vederlo.
Ma la fede è "sicurezza" che Lui c'è.
E' vero che la fede può vacillare ma se c'è fede c'è sicurezza che Dio c'è.
Se ho fede ma nello stesso tempo dubito o tentenno non è una vera fede.
La vera fede "fa muovere le montagne".
Questo è il mio pensiero.

Anonimo ha detto...

non concordo. Fede è per definizione un concetto molto lontano dalla certezza e dalla sicurezza. Se una cosa è certa e sicura, tutti dico TUTTI vi credono. Devono crederci. Una entità in cui credono solo alcuni o molti (ma non tutti) non è certezza ma è, appunto, fede. Rispettabile, ma è un'altra cosa. Ti invito comunque a leggere il libro "Ipotesi su Gesù" scritto dal cattolicissimo nonchè giornalista vaticanista Vittorio Messori. Un cattolico saggio, istruito e ragionevole. Che avvicina gli scettici e gli agnostici a Dio. I tuoi ragionamenti fidelistici e integralisti, invece, li allontanano.

pippo

Oscuria ha detto...

“CIO' CHE NON È ASSUNTO NON È REDENTO” (S. Ireneo)

La carnalità di Gesù di Nazareth è il mistero centrale della fede.
Gesù di Nazareth ha una genealogia umana, è figlio di Maria ed eccetto che nel peccato, è uno come noi, vive la sua storia umana: ha una coscienza umana, prova sentimenti di gioia, di dolore, di paura, giunge persino all’insulto –cfr. l’episodio della donna di Cananea che Gesù chiama”cagnolina”
La tensione tra le due nature di Gesù Cristo, tra il " Logos " preesistente e Gesù di Nazareth, il Servo sofferente di Jahvè, il profeta messianico, che “salendo” a Gerusalemme è stato assunto da Dio - attraversa il Nuovo Testamento dall'inizio alla fine.
Egli suggella con il suo sangue la Nuova Alleanza, assume con la sua morte la causa dei condannati
e instaura con la sua Resurrezione il nuovo ordine delle Beatitudini.
Inoltre, il Profeta di Nazareth doveva salire a Gerusalemme "per entrare nella sua gloria"
Questa visione post-pasquale, comunque non cancella la disperazione, l'abbandono, il dolore, tutto il dramma umano della morte del profeta messianico, ma gli conferisce una dimensione trascendente per un nuovo ordine di cose.
LA SCIMMIA E IL PESCE . P. Adalberto Holanda Pereira S.J, missionario tra gli indios,
La scimmia vede un pesce dentro l'acqua e ne ha compassione:
"Poveretto, questo pesce morirà affogato!" Allora la scimmia scende dall'albero e tira il pesce fuori
dall'acqua per salvarlo. Siccome la scimmia vive fuori dall'acqua pensa appunto che anche un buon pesce può essere felice solo stando fuori dall'acqua. E allora tira fuori il pesce e lo getta in terra per salvarlo". Quando poi, dopo i primi salti, il pesce muore, la scimmia dice: "che sfortuna! Ma,… se doveva proprio morire, almeno è morto in questa terra buona e non in quell'acqua fredda!"

Una più completa visione d'insieme del rapporto tra inculturazione e liberazione, o, alla radice, tra incarnazione e salvezza ci deve far superare quello sterile dualismo tra evangelizzazione specifica e liberazione, perché, al dire di Paolo VI "non si può mai dissociare il piano della creazione dal piano della redenzione, che arriva fino alle situazioni molto concrete dell'ingiustizia da combattere, e della giustizia da restaurare"

fabio ha detto...

cara Oscuria tu dici che il Signore si è fatto uomo come noi tranne che nella condizione del peccato a taci sul tema del post che a me sembra molto interessante e origina molti spunti di discussione. Tu invece sembri non averne di subbi. Meglio per te. Ma in effetti Gesù Cristo è l'unico uomo vissuto sulla terra che non poteva avere dubbi sulla esistenza di Dio- E questo è uno spunto originale che i credenti celano senza discuterlo, lo bypassano senza neppure ammetterlo. Per loro non estiste e basta. Lo stesso fai tu parlando d'altro.
Fabio

Oscuria ha detto...

Caro Fabio
hai ragione, Gesù Cristo è l'unico uomo vissuto sulla terra che non poteva avere dubbi sulla esistenza di Dio.
Però non sono d' accordo, non ritengo che i cristiani -me compresa- bypassino l'argomento, parlando d'altro -me compresa.
Tempo fa, qualcuno a me carissimo, e fedelissimo al suo agnosticismo, mi disse di sentire un' "Energia" nel mare, nel vento.
Di certo non la chiamò mai Dio. Eppure "qualcosa" sentiva
Ora, pur essendo una convinta figlia della Logica e profondamente innamorata della Ragione, delle conquiste e scoperte dalla prima discendenti e dalla seconda originate, so che entrambe si fermano di fronte al bisogno dell'Uomo di Trascendenza
"Questa spinta alla trascendenza, a superare ogni limite umano, correndo qualsiasi rischio, e giungere a strappare il velo della Natura per andare oltre". Pensiero indiano, ...più o meno
Pensiero cristiano, più o meno, da "La lettera a Diogneto":
"I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini........Ogni patria straniera è patria loro e per loro ogni patria è straniera... Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo...."