mercoledì 18 gennaio 2012

la catena si è rotta


Gli step verso il baratro:

1 - Uno dei capisaldi del sistema capitalistico è la subdola trasformazione dell'uomo in consumatore. Il sistema riesce infatti a creare delle necessità non necessarie (2° telefonino, una macchina euro N ogni 4 o 5 anni, 3° televisore, 5° orologio , casa parquettata, crociera nel Mediterraneo, IPad, jeans di marca, 4° paio di scarpe estive, cane di compagnia, denti smaglianti, pancia piatta, muscolo macho, seni turgidi, casa di proprietà, frigo no frozen, climatizzatore in ogni stanza, villetta affittata al mare, multiproprietà ai monti e via dicendo). Ed il consumatore , ben plagiato e sottomesso, lavora, guadagna e spende senza quasi pensarci su. Le cose che compra sono oramai assolutamente indispensabili. Come si vive senza?

Intanto riguardate l'elenco e scegliete una (dico una) cosa indispensabile per vivere. Difficile, no?

2 - Ad un certo punto succede quello che è successo. Il consumatore ha esaurito (ed esaudito) quasi tutti i suoi desideri (scambiati per necessità) e si ferma un attimo... a goderseli.

3 - Il capitalismo non prevede però questa pausa di godimento e riflessione. No. Il capitalismo, per andare avanti, prevede che le necessità siano sempre in aumento. Serve il 4° telefonino, la macchina ogni 2 anni, il 4° televisore, la crociera…… ai Caraibi, il SUV e così via.

4 - Il consumatore , pur se bersagliato dalla infernale macchina plagiatrice della pubblicità e dello status quo , non segueperò questo comando. La catena di S. Antonio si è rotta!

5 – Le fabbriche di auto, di telefonini, di fanali per auto, di parquet, di orologi e via dicendo vanno in crisi e la prima cosa che fanno è quella di ridurre i costi, partendo dal costo del lavoro. In altre parole licenziano. Ma chi licenziano? Licenziano coloro che erano la fonte del capitalismo. Licenziano quei lavoratori che sono , allo stesso tempo, dei consumatori. I quali, non avendo più ne' lavoro ne' salario, non hanno più soldi e smettono di essere dei consumatori. E si deprimono pure.

6 – A questo punto entrano in crisi anche le altre fabbriche . Le fabbriche di cose meno inutili e davvero necessarie, i consumatori non hanno più i soldi per comprare perfino i vestiti (anche se con i saldi) , le padelle, gli ombrelli, il vino, i profilattici, le sedie, i colori per le pareti sporche, i mandarini senza semi. Altre chiusure, altri licenziamenti e altri ex consumatori. Il sistema crolla.

C'e solo un modo (sempre nell'ottica capitalistica)per far ripartire tutto: dare più soldi ai consumatori ossia: ridurre imposte e tariffe, offrire più lavoro, ridurre i prezzi di beni e servizi, aumentare stipendi e salari, dare più spazio ai giovani e mandare in pensione gli anziani (prima che diventino vecchi). Insomma esattamente il contrario di quello che si sta facendo. Un vero suicidio.

Oppure... oppure tornare ad una società più solidale, più umana, meno conflittuale è più gioiosa (anche se forse più povera). Una società dove gli eccessi del consumismo vengono banditi; una società non più pervasa ed invasa dalla pubblicità; un società dove il benessere non viene più misurato dalla ricchezza monetaria, ma piuttosto dal grado di vivibiltà delle città, dalla offerta culturale e dalla conseguente diminuzione sia dei malati negli ospedali che dei detenuti nelle carceri.

Pete Rundolph Contino

1 commento:

Anonimo ha detto...

In Sicilia una ondata di protesta "alla francese". Ed è un bene. Qualcuno insinua che ci sia lo zampino della mafia! Ma la mafia, caro Qualcuno, è la prima danneggiata da questo blocco. La mafia fa affari d'oro quando non c'è lo stato, non ci sono controlli, i prezzi salgono e aumenta il lavoro in nero. I forcono vogliono propiro abbattere queste cose. Quindi mi pare che il sig Lo bello abbia detto una cretinagine.

Simona