martedì 5 gennaio 2010

popolo di sinistra e leadership


pubblichiamo una lettera inviata al giornalista Giulietto Chiesa e la sua gentile risposta

Carissimo Giulietto,

ho letto con interesse lo scambio di opinioni tra te ed il sig- Alberghi e credo che tu abbia (purtroppo) pienamente ragione soprattutto sulla questione delle guerre e del pacifismo della sinistra. Però devo farti un piccolo appunto. Quando dici che la sinistra è morta e sepolta in quanto morti e sepolti sono i vari Bertinotti, Veltroni, D'Alema e compagnia bella, secondo me fai un torto ai numerosi militanti di sinistra che , per l' appunto, non si sono riconosciuti in questi personaggi che tu giustamente critichi. Voglio dire che il popolo di sinistra, come tu e come molti lo intendono, esiste ancora, ma lo stesso popolo non riesce ( e questo è il problema) a produrre un leader che li rappresenti. Pertanto, secondo me, si dovrebbe puntare l'indice non sulla morte della sinistra ma sulla incapacità di crearsi una classe dirigente che li (e ci) rappresenti e che possa raccogliere un bacino di voti stimati ben oltre il 6%.

Pippo Vinci - Palermo


Caro Vinci,

io non intendo fare torto a nessuno. I militanti di sinistra sono stati turlupinati da questa sinistra. Un modo per aiutarli a capire è dire loro la verità.
Ma io non punto il dito contro nessuno.
Il problema è che questa sinistra, in tutte le sue varianti, è rimasta fuori dalla storia. Bisogna capire il perchè. Io ne dò un'interpretazione che mi pare corrisponda perfettamente a ciò che vediamo. Loro hanno continuato a fingere di combattere su un campo. mentre l'avversario combatteva e vinceva su un altro campo. E' comico ma è stato così.
Non hanno capito perchè non hanno studiato. Non avendo studiato (perchè si sono arresi e, quindi si sono limitati ad accettare le idee dell'avversario) non hanno capito che il loro vecchio insediamento sociale si era trasferito armi e bagagli dalla parte avversa. Pensavano, forse, che la classe operaia fosse immutabile, proprio mentre la classe operaia perdeva i suoi connotati di classe e veniva trasformata in merce consumistica. Ovvio che avrebbe poi votato Lega e Berlusconi.

Non hanno capito (vedi Bertinotti che andava a fare l'attorucolo nel programma dell'Insetto) che il sistema della comunicazione era diventato un'altra cosa, capace perfino di trasformare un operaio in un imbecille e un borghese in un bellicoso rivoluzionario.
Infine, ripetendo le giaculatorie sulla lotta di classe (che, appunto, continuava altrove, dove loro non c'erano) non si sono accorti che l'ipotesi di una crescita indefinita del sistema diventava impraticabile. E non hanno neppure intravisto che una nuova contraddizione, tra Uomo e Natura, si affacciava all'orizzonte.
E quando è arrivata la crisi non sapevano che dire e a chi dirlo. Che spiega il silenzio assoluto che mantengono, l'assenza totale di proposte, l'accettazione di fatto delle scelte del nuovo capitale finanziario. E l'accettazione della guerra. Non ti sei mai chiesto perchè tutta la sinistra mondiale ha taciuto sull'11 settembre?
Per viltà, da un lato, ma soprattutto per una completa mancanza di comprensione della globalità della crisi, della sua incontrollabilità da parte del Potere. Così hanno rispettato il tabù imposto dall'avversario. Spia della loro definitiva subalternità.

In queste condizioni da quella parte non può più venire alcuna idea di alternativa. Per la banale ragione che da quella parte non vengono più idee. E non ne verranno più. Nella migliore delle ipotesi si annaspa cercando di restare a galla.
Del resto una intera generazione di giovani non sa nemmeno cosa voglia dire sinistra, perchè non l'ha mai incontrata nella sua vita. E quando l'ha incontrata se ne è rittratta con sdegno.
Giustamente. Il precariato è roba loro. La privatizzazione definitiva delle banche è roba loro, la privatizzazione dell'acqua è roba loro. La guerra è roba loro. Come sia possibile dirsi di sinistra in queste condizioni trovo ormai molto difficile capirlo. Capisco che coloro che sono stati di sinistra provino dolore e smarrimento. Ma non capisco la testardaggine di voler imporre a milioni di potenziali combattenti per un'alternativa di sistema di sfilare dietro bandiere che non conoscono o non riconoscono più.

Uno schieramento vincente sotto quelle bandiere non è più ricostruibile. Questo è il punto. Organizzare una riforma intellettuale e morale del paese è certo possibile, ma non a partire da questo gigantesco fallimento. Ovvio che io non lo vedo "contro" ciò che resta della sinistra. Là ci sono ancora milioni di persone oneste, semplicemente, oggi, prive di una guida qualunque.
Ma sarebbe suicida limitarsi a quegli zoccoli, più o meno duri, che restano. Bisogna allargare il campo. Una trasformazione democratica dell'Italia si farà, se si farà, con uno schieramento del tutto diverso da quello di sinistra. Cioè molto più ampio. E questa sinistra non sarà in grado di guidarlo. Al massimo ne sarà parte, trascinata e non guida.


Cordiali saluti.
Giulietto Chiesa

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