mercoledì 23 giugno 2010

il silenzio dei buoni

Ore 11,30, comune di Altofonte (Palermo). Il portiere-usciere mi indica la stanza dove ha sede l'ufficio anagrafe del comune. Io ringrazio e mi dirigo solerte nella speranza di non trovare folla.
La seconda speranza che coltivo in segreto riguarda il fatto che non sono residente ad Altofonte. Potrò, da forestiero, ottenere la documentazione che mi serve? In fondo è una semplice autocertificazione con o senza firma autenticata. Perchè dovrebbe servire la residenza ad Altofonte?

Ad aspettare davanti la porta dell'anagrafe ci sono solo due persone. Una sta seduta con un bimbo in braccio. L'altra passeggia in piedi andando su e giù per il corridoio. Domando chi sia l'ultimo del turno e mi accomodo felice di una attesa che si preannuncia abbastanza breve.

Mi sento furbissimo per essere venuto qui ad Altofonte (8 km da Palermo) piuttosto che impelagarmi in qualche affollata e caotica delegazione palermitana con auto posteggiata a diversi chilometri di distanza. Io, infatti, odio chi posteggia in 2^ fila, e , quindi, devo agire in coerenza con i miei ideali. Una fatica che , comunque, mi dà grandi soddisfazioni!

Arriva un anziano, poi un trentenne con occhiali da sole, infine uno di mezza età sicuro di se.Tutti seguono la trafila di routine: danno uno sguardo di ambientamento, chiedono chi sia l'ultimo, considerano in silenzio la convenienza dell'attesa, poi rimangono.

p.s. alla domanda "chi è l'ultimo?" c'è sempre il cretino che dice : "ora sei tu!". NON LO SOPPORTO!

Dopo appena 3 o 4 minuti, il trentenne con gli occhiali da sole, che aveva già l'aria di un deficiente con auto in 2^ fila, si catapulta dentro la stanza dell'anagrafe scavalcando tutti, e sparisce chiudendo la porta dietro di se'.

Nessuno fiata. Io mi alzo e chiedo, a voce alta, se qualcuno si fosse per caso accorto di quello che era appena successo sotto i loro occhi.
"...e che è successo?" fa uno.
"è successo" - faccio io - "che il signore che è appena entrato era il quinto della fila e quindi ci ha scavalcati tutti in un solo colpo".
Nessuno fiata. Mummie!

Allora prendo l'iniziativa e decido di entrare per "cazziare" il prepotente che, tranqullamente, stava al bancone degli utenti e procedeva ai fatti suoi con l'ignara impiegata che svolgeva solerte il suo lavoro al servizio del cittadino.
Io gli chiedo: "ma, si rende conto di quello che ha fatto?"
Lui : "si..ma.. deve capire, io volevo solo chiedere una informazione..."
Io :"Si, ma a parte il fatto che anch'io dovrò chiedere un'informazione, vedo che lei già sta operando e non si è limitato alla... informazione"
Lui : "si lo so, ma io ho chiesto il permesso alla signorina che mi ha gentilmente concesso di restare. La signorina poi ha fatto tutto".
Io: "ma caro signore, il permesso lei non lo deve chiedere alla signorina. Il permesso lei lo deve chiedere a tutti quei signori che sono fuori ad aspettare e che sono arrivati prima di lei"

Il signore comincia ad alzare la voce mentre le signorine, pensando di calmare me, mi offrono i loro servigi da impiegate.
Io: "Ma guardate che fuori c'è un turno e non tocca a me, io sono solo il terzo! E anche se vi sembra strano e originale, vorrei aspettare il mio turno!".

La lite contiua fuori davanti ai signori che sono stati appena scavalvati nel turno dal prepotente con gli occhiali.
Ma questi signori, vittime della prepotenza, stanno lì seduti in santa pace osservando la rissa che io sto affrontando anche per loro.
La guerra finisce qui. Il prepotente con gli occhiali va via con il suo bel certificato ed io rimango solo con le mummie. Che mi guardano e, sospirando, mi dicono : " ...e che ci vuole fare, oramai è così".

A questo punto non ho voluto infierire anche sulle mummie dicendo loro che il fatto che oramai sia così non è colpa del prepotente, ma delle mummie come loro che di fronte ad un sopruso evidente non dicono nulla, non regiscono. Sperando sempre che arrivi superman.

E qui mi vengono in mente le parole di qualcuno di cui non ricordo il nome : non è grave l'urlo dei cattivi , quanto piuttosto il silenzio dei buoni"

(pippo vinci)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ti invido. Come fai ad avre il coraggio di afrontare l'indifferenza? E i prepotemni ? e le mummie?
Ogni tanto ci provo anch'io, ma forse ci vuole la stoffa e un fegato grande così!

Luca

Anonimo ha detto...

Non e'il silenzio dei buoni ma il silenzio degli imbecilli.
Il silenzio dei buoni e' un'altra cosa.
Quelli non sono buoni.
Complimenti comunque per il tuo intervento.

rex

Anonimo ha detto...

La frase che cita Pippo alla fine del bel post è di Martin Luther King ed era esattamente così: “Non mi spaventano le urla dei cattivi, mi spaventa il silenzio dei buoni”.
E mi sembra che calzi perfettamente con l'episodio descritto. Anche se si tratta di un episodio marginale rispetto a quelli evocati da King , è comunque un fatto emblematico ed un comportamento assai diffuso. Daltronde credo che per buoni si intendano quelli che non sono cattivi,ossia quasi tutti anche se non si tratta di santi o di buoni in senso stretto. In due parole: gente comune. tra cui ci saranno certo degli imbecilli, ma il concetto non cambia.

Maria santon - Potenza