L’anno, mese, ora, luogo e magnitudo di una futura scossa di terremoto non è prevedibile. Si può fare una previsione approssimativa che ci dice intervalli di tempo, di spazio e di magnitudo entro i quali si può verificare, con maggiore probabilità della media, un evento sismico.
Numerosi sono i precursori sismici, ossia quelle anomalie di alcuni parametri geofisici, osservate prima di alcuni terremoti. Un esempio di anomalia potrebbe essere una quiescenza sismica ovvero l'assenza di terremoti per un determinato periodo di tempo in un' area considerata sismica.
Studi per l'identificazione di precursori sismica si sono condotti anche in Italia, grazie alla collaborazione con esperti di altri paesi dove questo tipo di metodologia è già collaudata. Si tratta comunque di previsioni approssimative che non possono essere utilizzate per dare un allarme alla popolazione.
Altri esempi di precursori sismici sono la variazione inconsueta della velocità delle onde sismiche, variazioni nel contenuto di gas radon nelle acque di pozzi profondi, mutamenti nel livello delle acque di fiumi e di laghi, movimenti crostali.
Oltre ai fenomeni cosiddetti precursori è anche possibile, attraverso l'individuazione delle aree sismogenetiche, lo studio della loro sismicità storica e recente, dell'assetto tettonico e geologico, definire la pericolosità sismica del territorio in base alla quale adottare adeguate misure di prevenzione che possano ridurre gli effetti dei terremoti.
L’unica maniera per mitigare l’impatto di un terremoto è la prevenzione, è cioè costruire con criteri antisismici gli edifici e verificare lo stato di sicurezza di quelli esistenti. Anche per questo il dipartimento della protezione civile si è impegnato stanziando dei fondi destinati alle verifiche sismiche nonché ai conseguenti interventi di adeguamento sismico sugli edifici strategici (scuole, ospedali, caserme, chiese, etc.), che comunque sono sempre troppo pochi.
In Italia la prevenzione non si fa. Per il rischio sismico, così per il rischio idrogeologico. Ogni anno vengono tagliati i fondi destinati alla prevenzione e alla messa in sicurezza delle aree più vulnerabili sotto il profilo dei rischi naturali.
Sappiamo tutti, inoltre, che l’impegno finanziario per sostenere la post emergenza di un evento calamitoso sono di gran lunga superiori a quello che si spenderebbe nella ordinaria gestione della prevenzione dei rischi naturali.
monica picone*
Numerosi sono i precursori sismici, ossia quelle anomalie di alcuni parametri geofisici, osservate prima di alcuni terremoti. Un esempio di anomalia potrebbe essere una quiescenza sismica ovvero l'assenza di terremoti per un determinato periodo di tempo in un' area considerata sismica.
Studi per l'identificazione di precursori sismica si sono condotti anche in Italia, grazie alla collaborazione con esperti di altri paesi dove questo tipo di metodologia è già collaudata. Si tratta comunque di previsioni approssimative che non possono essere utilizzate per dare un allarme alla popolazione.
Altri esempi di precursori sismici sono la variazione inconsueta della velocità delle onde sismiche, variazioni nel contenuto di gas radon nelle acque di pozzi profondi, mutamenti nel livello delle acque di fiumi e di laghi, movimenti crostali.
Oltre ai fenomeni cosiddetti precursori è anche possibile, attraverso l'individuazione delle aree sismogenetiche, lo studio della loro sismicità storica e recente, dell'assetto tettonico e geologico, definire la pericolosità sismica del territorio in base alla quale adottare adeguate misure di prevenzione che possano ridurre gli effetti dei terremoti.
L’unica maniera per mitigare l’impatto di un terremoto è la prevenzione, è cioè costruire con criteri antisismici gli edifici e verificare lo stato di sicurezza di quelli esistenti. Anche per questo il dipartimento della protezione civile si è impegnato stanziando dei fondi destinati alle verifiche sismiche nonché ai conseguenti interventi di adeguamento sismico sugli edifici strategici (scuole, ospedali, caserme, chiese, etc.), che comunque sono sempre troppo pochi.
In Italia la prevenzione non si fa. Per il rischio sismico, così per il rischio idrogeologico. Ogni anno vengono tagliati i fondi destinati alla prevenzione e alla messa in sicurezza delle aree più vulnerabili sotto il profilo dei rischi naturali.
Sappiamo tutti, inoltre, che l’impegno finanziario per sostenere la post emergenza di un evento calamitoso sono di gran lunga superiori a quello che si spenderebbe nella ordinaria gestione della prevenzione dei rischi naturali.
monica picone*
*geologa
scrivi a latrazzera@libero.it
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