di Paul Graig
Se qualcuno mi domanda cosa si scoprirà dai files sulla morte di Kennedy, desecretati dalla CIA, la
mia risposta è che già sappiamo molto di più di quanto sia scritto nei
file, grazie ad esaurienti ricerche, quali il libro di James W. Douglass
JFK and the Unspeakable (Simon&Schuster, 2008).
Douglass
conclude che Kennedy fu ucciso perché optò per la pace. Stava per
iniziare a lavorare con Chruščëv per far finire la Guerra Fredda.
Rifiutò la copertura della CIA per l'invasione della Baia Dei Porci.
Respinse l'operazione Northwoods predisposta dagli Stati Maggiori: un
piano per condurre attacchi sotto falsa bandiera contro gli americani
per accusare Castro e giustificare un cambio di regime. Rifiutò di
confermare il generale Lyman Lemnitzer al comando degli Stati Maggiori
Riuniti. Disse al Comandante Generale della Marina Statunitense David
Shoup che era sua intenzione ritirare le truppe dal Vietnam. Disse che
dopo la sua rielezione avrebbe «rotto la CIA in 1000 pezzi».
Tutto
questo era una minaccia per il complesso militare e della sicurezza e
fu questo che convinse esponenti di quei due apparati che egli era
troppo morbido verso il comunismo e ciò rappresentava un rischio per la
sicurezza nazionale.
Il
filmato del corteo, girato da Zapruder, mostra che il proiettile che
uccise Kennedy lo colpì di fronte, facendo esplodere il retro della sua
testa. Si vede la moglie di Kennedy, Jackie, alzarsi dal sedile della
Limousine per recuperare un pezzo della testa finito sul cofano. Altri
filmati di turisti mostrano che pochi attimi prima dello sparo gli
agenti del Secret Service vennero rimossi dalla vicinanza della
limousine presidenziale per lasciare aperta la traiettoria dello sparo
che doveva avere come bersaglio il presidente Kennedy. Esiste un filmato
dove si vede un agente del Secret Service che protesta per l'ordine
ricevuto.
Ai
dottori venne ordinato di falsificare le prove mediche, in modo che
si potesse sostenere che Kennedy fu colpito da dietro. Addetti del Corpo
Medico della Navy che assistevano i medici nel corso dell’autopsia,
testimoniarono che, con loro costernazione, ricevettero degli ordini
dall'ammiraglio Calvin Galloway di ignorare qualunque ferita d'entrata
nella parte anteriore del corpo. Uno di costoro disse, nel corso di una
testimonianza: «all'improvviso capii che il mio paese non era molto
meglio di un paese del terzo mondo. Da quel momento in poi non ho più
avuto fiducia, né rispetto, per il governo».
Il dottor Charles Crenshaw, uno dei dottori che furono costretti a mentire, successivamente ruppe il suo silenzio con un libro. Ne ricevette una violenta campagna mediatica di discredito.
Il
tenente comandante William Pitzer, direttore del reparto audiovisivo
del Bethesda Naval Hospital, filmò l'autopsia. Il filmato mostra
chiaramente il foro d'entrata sulla faccia. Pitzer venne trovato morto
sul pavimento dello studio di produzione del National Naval Medical
Center. Fu classificato come suicidio, dovuto a un colpo di proiettile.
Come al solito.
J.
Edgar Hoover e l'FBI sapevano che Oswald — che Douglass ritiene fosse a
libro paga sia della CIA che dell’FBI — fu mandato a Cuba su ordine
della CIA per predisporre in anticipo un suo ruolo come capro
espiatorio. Ovviamente a sua insaputa. Tuttavia, Hoover, assieme a
Lyndon B. Johnson, Earl Warren ed i membri della Warren Commission erano
consapevoli dell’impossibilità di comunicare al popolo americano che il
loro presidente era stato assassinato dai militari e dalle agenzie di
sicurezza statunitensi. In una fase rischiosa della Guerra Fredda,
sarebbe stato chiaramente sconsiderato distruggere la fiducia degli
americani nel loro stesso governo.
Io
non sono un esperto. Non ho speso 30 anni o più, come Douglass,
investigando, intervistando testimoni, esaminando le risultanze di morti
non chiarite di altri testimoni, e ricostruendo i fatti con le
voluminose informazioni disponibili.
Se
volete sapere cosa è successo, posate il vostro smartphone, spegnete il
vostro schermo, e leggete il libro di Douglass o un altro libro
analogo.
Nessun commento:
Posta un commento