mercoledì 28 gennaio 2009

fateli contenti, comprate ancora automobili!


Da un po’di tempo, esattamente da quando la crisi mondiale è entrata nel vivo e nella mente di tutti, si sente sempre più parlare di aiuti alle case automobilistiche. Aiuti che poi, alla fine, si concretizzano in incentivi per spingere i consumatori ad acquistare ancora automobili.

Molti si chiedono allora: perché aiutare sempre chi produce automobili, visto che la crisi si sente in quasi tutti i settori industriali?
Perché non aiutare chi fabbrica elettrodomestici, oppure bottoni, o ancora, computer, blue jeans, orologi a cucù, maionese, stivali o lampade al neon?

E ancora. Non si era sempre detto che nelle città c’erano troppe macchine? Perchè non approfittare della crisi per ridurre il numero delle automobili in giro?
No. Ora che la gente non compra più automobili (meglio, se ne compra una ogni 7/8 anni anziché ogni 3), i Governi cercano i trovare soluzioni per fargliele comprare. Ma allora perché le zone ZTL? Perchè incentivare l’uso dei mezzi pubblici? Perché consigliare l’uso delle bici? Insomma siamo al culmine della contraddizione. A meno che… a meno che dietro tutti queste preoccupazioni non ci sia il solito zampino. Quello dei soliti signori del petrolio.

(pippo vinci)

lunedì 26 gennaio 2009

un big bang non basta


La teoria più accreditata della nascita dell'universo è quella
del big bang.

Tale teoria si basa sull'idea che lo spazio ed il tempo abbiano
avuto inizio circa quattordici miliardi di anni fa, in un ipotetico
istante.
In tale istante la temperatura e la densità di energia tendono
all'infinito.
Le scoperte avvenute nell'arco degli ultimi trenta anni hanno
costretto i fisici a rivedere ed integrare questa teoria che con-
tinua a lasciare insoluti alcuni enigmi fondamentali, come
l'accelerazione dell'universo.
Inoltre non risponde al quesito più importante: che cosa ha
scatenato il big bang? cosa c'era prima?
Alcuni scienziati hanno messo a punto un modello dell'universo
alternativo,ovvero la versione più aggiornata del modello del
big bang.
La loro idea e' quella di un universo ciclico.
Secondo tali scienziati il big bang non e' il modello germinale
nella storia del'universo ma un evento periodico.
Dunque il big bang segna il confine tra la fine di un ciclo evolutivo
e l'inizio del successivo.
La nuova teoria sull'universo ciclico che sta incontrando proseliti tra gli astrofisici, è stata illustrata esaurientemente al recente Festival della Scienza di Genova dall'astrofisico statunitense Paul Steinhardt, che per la prima volta in Italia ha parlato del suo libro scritto con Neil Turok, "Universo senza fine" (in italia pubblicato da il Saggiatore e uscito nelle librerie il 23 ottobre scorso).


(Eta Beta)

giovedì 22 gennaio 2009

Nadal non accetterebbe la mia sfida


La sera, prima di addormentarmi, mi diverto a sognare ad occhi aperti. Decido quindi cosa sognare. E mi immagino una trama fantastica in cui il protagonista, ovviamente, sono io.
Da un po’ di tempo questa fiction ha un tema dominante: immagino che una mattina, alzandomi, mi accorgo di avere dei superpoteri…umani. Ossia delle capacità umane , non impossibili, ma di assoluta eccellenza.
Per esempio mi immagino di essere l’uomo più veloce del mondo. Oppure l’uomo più intelligente e così via.

Deciso questo, tutta la trama si sviluppa immaginando di utilizzare tale super potere per diventare famoso ed essere acclamato da tutti.
Per rendere la trama più interessante ho deciso che il superpotere selezionato abbia una durata limitata, per esempio 1 anno, e quindi il tempo per emergere è limitato.

Prendiamo il campo dello sport. Quale super qualità potrebbe , in un solo anno, essere meglio riconosciuta e sfruttata per conquistare fama e allori?
Ho analizzato vari sport. Il tennis no. In un anno non c’è tempo per scalare la classifica mondiale. E poi quale grande torneo accetterebbe me, illustre sconosciuto? Dovrei fare la trafila a partire dall’iscrizione ad un circolo del tennis e via dicendo. Troppo tempo. Oppure potrei sfidare Nadal e umiliarlo con un perentorio 6-0 6-0. Ma, a parte il superpotere, tutto il resto della fiction deve camminare su binari realistici. E certo Nadal non accetterebbe mai la mia sfida.

Il calcio neppure. Sia perché è uno sport di squadra, sia perché nessun grande club ammetterebbe ad un provino un uomo di oltre quarant’ anni.
Sono passato ad analizzate, a questo punto, lo sport più individuale e più popolare del mondo: l’atletica leggera. E qui ho avuto l’illuminazione. La maratona. Si, la maratona è la specialità ideale per questo scopo. Infatti basta iscriversi alla Maratona di New York e vincerla dominando tutti. Il gioco è fatto; non sarebbe necessario neanche aspettare un anno. Fama e allori arriverebbero in un solo giorno.
Ho deciso, stasera , prima di addormentarmi farò la Maratona di New York

(amedeo contino)

venerdì 16 gennaio 2009

affetto e rispetto


Tutti abbiamo (abbiamo avuto o avremo) degli amici. E tutti abbiamo (avevamo o avremo) dei parenti. Parlo dei parenti stretti come genitori e fratelli e magari zii e cugini. Escludiamo per un momento i figli. Che essendo “pezz' e' core”sono in pratica come noi stessi.

Ognuno nutre, verso gli amici, un sentimento di affetto che è diverso da quello che prova verso i parenti. Non voglio qui dissertare sull’intensità del sentimento, ma sulla qualità di esso.
E considerando che al cuor non si comanda, il sentimento che uno prova non può essere guidato, sospeso, incrementato, ignorato. Quello che è, è.

Ma nei confondi del prossimo (amico o parente che sia) c’è un altro atteggiamento che dobbiamo e possiamo (questo si) governare. E’ il rispetto.

Ordunque, una parentela stretta non dovrebbe essere messa in discussione da una mancanza di rispetto. E’ comunque raro che si allontani un parente per una offesa leggera . Succede, ma è raro.

Ma per una amicizia le cose cambiano. All’amico non basta il sentimento di affetto. L’amico deve essere rispettato. Come e più di un parente. L’amicizia dura non solo se c’è l’amore amicale. Non basta.

Un’ amicizia dura se c’è un forte e reciproco rispetto. Dell’amico ci si deve fidare, l’amico deve essere pronto sia a dare che a ricevere. Non basta solo il dare come non è sufficiente il solo ricevere. L’amico non deve essere ingannato, tradito, deriso, ignorato.
Quindi datevi da fare e rispettate di più gli amici che amate. Anche a costo di fare qualche piccolo torto ad un parente.

Quante amicizie, infatti, avete visto crollare per una ripicca, una offesa, un mancato invito ?

(pippovinci)

venerdì 9 gennaio 2009

uccidere senza inquinare


la polizia e l'esercito e americani si allineano finalmente al protocollo d Kioto, a Green Peace, ai verdi di tutto il mondo. Tra non molto, infatti, si doteranno di proiettili non inquinanti.
Sembra una barzelletta ma non lo è. Infatti le massime autorità militari e investgative statunitensi hanno deciso che per uccidere si può e si deve. Quando la guerra è giusta è giusta. Ma l'ambiene che colpa ha di trovarsi lì?
Ed allora stanno costruendo delle pallottole senza piombo. Che fa male ai pesci e su su per la catena alimentare potrebbe far ammalare qualche uomo. Magari lo stesso che stiamo uccidendo direttamente con la pallottola ecologica.
Ma che senso ha?.
Non lo dovrebbero capire pure loro che la pallottola più ecologica del mondo è quella che non si spara?

Inoltre la polizia ha deciso che le pallottole devono potere oltrepassare i corpetti antiproietti dei gangaster ed allo stesso tempo, in caso di assenza di corpetto, la stessa pallottola deve disintegrarsi nel corpo del "sospetto" devastandogli le carni, senza però uscire per colpire qualche "sospetto" innocente.
Allora questa pallottola magica (che è però in fase di realizzazione) funziona così
- se colpisce un sospettoa colpevole col giubbotto, lo uccide trapassando il corpetto.
- se invece ne colpisce uno senza corpetto, essa entra nel suo corpo, esplode e quindi non può più nuocere ad altri.
ma che sono pazzi sono?


(pippo vinci)

giovedì 8 gennaio 2009

Smontiamo alcuni luoghi comuni su Gaza


Vedere come i canali televisivi arabi e quelli occidentali hanno coperto gli avvenimenti è come affacciarsi a due mondi differenti. Influenzati dalla corrente d’opinione promossa dall'amministrazione di Washington, vicina ad Israele, i media europei e statunitensi hanno assunto mezze verità come fatti, ignorando la situazione complessiva della Striscia e molti dei recenti avvenimenti politici imprescindibili per capire che cosa sta accadendo.
Per comprendere il massiccio movimento di solidarietà che si sta vivendo nei paesi musulmani verso Gaza è necessario contestualizzare i fatti e smontare alcuni dei luoghi comuni. Questi sono alcuni esempi.

Primo luogo comune: “Hamas prese il potere con la forza nel 2007”
In realtà, il Movimento di Resistenza Islamica arrivò al potere nel gennaio del 2006 dopo aver ottenuto l’appoggio del 65% dei palestinesi nelle elezioni celebrate allora, in una massiccia vittoria che fu sorprendente dentro e fuori i territori occupati.
La supervisione internazionale riferì che non si erano prodotte irregolarità, ma il Quartetto (USA, UE, Russia e ONU), congelò i suoi aiuti ai palestinesi con il voluto obiettivo di obbligare Hamas a rinunciare alla violenza e indebolire il gruppo.
Da parte sua, Israele diede inizio ad una dura strategia di isolamento iniziata trattenendo i fondi che riscuote in nome delle autorità palestinesi a titolo di imposta, circa 40 milioni di euro vitali per la sopravvivenza dei Territori.
Inoltre, i soldati israeliani arrestarono la maggior parte dei deputati islamisti nella Cisgiordania e a Gerusalemme Est, fermando il Parlamento palestinese che rimase sprovvisto del “quorum” per poter lavorare.
Il confronto storico tra la fazione Al Fatah, sconfitta alle urne, e Hamas si aggravò più che mai, ma un sottile intervento internazionale ottenne che si passasse delle parole alle armi.
Secondo un'indagine della rivista “Vanity Fair” fondata su documenti confidenziali autenticati da fonti nordamericane, "si ebbe un'iniziativa nascosta approvata da Bush ed organizzata dalla segretaria di Stato Condoleezza Rice e dal vice consigliere per la Sicurezza nazionale, Elliott Abrams, per provocare una guerra civile palestinese".
Il piano consisteva nell’appoggiare le forze dirette da [Mohamed] Dahlan [leader di Al Fatah] e dotarle di un nuovo armamento fornito su richiesta nordamericana per dare a Fatah la forza necessaria per eliminare dal potere il governo democraticamente eletto di Hamas. Cioè, Washington promosse un conflitto civile interpalestinese per farla finita con gli islamisti.
Così, il leader dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP), Abu Mazen, (Mahmud Abbas) si rifiutò di consegnare il controllo delle forze di sicurezza ad Hamas che a sua volta organizzò le proprie. Gli scontri isolati tra le due fazioni proseguirono per quasi un anno e mezzo, fino a che, nel giugno 2007, sfociarono in una breve guerra intestina.
Agli islamisti furono sufficienti pochi giorni per avere il sopravvento su Al Fatah. Abu Mazen sciolse il governo eletto di Hamas per nominare un altro esecutivo, tacciato d’illegalità da alcuni esperti palestinesi che criticarono duramente anche l'azione di Hamas, e dividendo “de facto” i due territori palestinesi.

Secondo luogo comune: “Il blocco fu imposto dopo il “colpo di stato” di Hamas”
Il blocco cominciò giorni dopo che gli islamisti arrivarono al governo, a dispetto delle denunce delle organizzazioni umanitarie, le quali notarono che senza gli aiuti internazionali i territori erano esposti ad una crisi umanitaria.
Pochi mesi dopo la vittoria elettorale, le ONG denunciarono la scarsità di medicinali negli ospedali ed avvisarono del rischio di malattie infettive. Il peggio stava per arrivare. Dapprima ci fu la risposta israeliana alla cattura del soldato Guilad Shalit, che punì duramente la Striscia.
Un anno dopo, a seguito dei combattimenti interpalestinesi, Tel Aviv dichiarò Gaza entità nemica, permettendo l'entrata di appena 19 prodotti di base rispetto ai 3.500 che entravano prima.
Da allora, la prima crisi umanitaria creata espressamente dall’Occidente ha impoverito la popolazione fino a limiti insospettabili. Se, nel 2007, un milione di persone a Gaza, dove abitano 1,5 milioni di palestinesi, sopravvivevano grazie agli aiuti dell'ONU, oggi si calcola che 1,2 milioni mangiano grazie alle Nazioni Unite, le quali hanno smesso di ricevere gli alimenti vitali a causa della chiusura israeliana. Oggi, gli abitanti di Gaza hanno serie difficoltà a reperire il pane.

Terzo luogo comune: “La colpa dell'offensiva è di Hamas perché continua a lanciare i razzi”
Lo scorso 19 dicembre, Hamas diede per finita la tregua unilaterale di sei mesi nella quale gli islamisti non lanciarono la loro artiglieria casalinga salvo che per risposta ai bombardamenti israeliani, senza causare morti. In cambio, esigevano che Tel Aviv alleviasse l’assedio permettendo l'entrata di prodotti di base e di combustibile, cosa che non accadde mai.
In quei mesi la situazione umanitaria nella Striscia andò deteriorandosi, fino al punto che gli israeliani proibirono il passaggio degli aiuti delle Nazioni Unite e perfino il combustibile affinché le agenzie dell'ONU potessero assistere la popolazione.
"In quale altro posto l'ONU subisce un sequestro? Dove si sottomette l'aiuto alimentare a tante severe restrizioni?”, si interrogava il direttore dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, John Ging.
Da parte sua, l’alto commissario dell'ONU per i Diritti umani, Navi Pillay, denunciò che "il blocco è una violazione delle leggi internazionali ed umanitarie."
Il relatore speciale dell'ONU per i territori palestinesi, il professore ebreo statunitense Richard Falk, reclamò agli inizi di dicembre uno "sforzo urgente per applicare le norme che proteggono la popolazione civile palestinese dalle politiche di punizione che comportano un crimine contro l'umanità". Falk, che qualificò il blocco contro Gaza come una violazione "continuata, flagrante e massiccia della legge umanitaria internazionale", fu espulso da Israele quando cercò di ritornare nei territori per terminare la relazione che dovrà presentare davanti all'ONU a marzo.

Quarto luogo comune: “Israele si difende dall'offensiva palestinese”
È certo che le fazioni armate palestinesi lanciano i loro razzi contro il sud di Israele, come è certo che Tel Aviv conduce offensive aeree contro la Striscia in quelli che definisce "assassini selettivi", che normalmente causano in generale vittime civili. La questione sta in che tipo di danno provocano gli uni e gli altri.
Secondo i dati del Ministero della Difesa israeliana, l'ONG The Israeli Project calcola che 23 israeliani sono morti tra l’inizio del 2001 e l'estate del 2008 a causa dei proiettili palestinesi. Secondo il Centro palestinese per i Diritti umani, in quello stesso periodo 3.800 palestinesi sono morti a causa degli attacchi israeliani, dei quali quasi 850 sono bambini.
D'altra parte, il Governo israeliano investe forti somme nella sicurezza della sua popolazione collocata nelle prossimità di Gaza, mentre i palestinesi non solo non hanno i bunker, ma neanche medicine, acqua o elettricità.

Quinto luogo comune: “Si tratta di un attacco contro l'infrastruttura militare di Hamas”
Le moschee, il canale della televisione di Hamas (Al Aqsa TV), l'Università Islamica di Gaza. Vari edifici civili sono stati attaccati nell'attuale offensiva di Tel Aviv, oltre a centri politici e militari.
Il problema è che qualunque attacco contro un obiettivo, perfino militare, a Gaza coinvolge numerosi civili, giacché la Striscia è una dei luoghi con maggiore densità di popolazione al mondo.
La maggioranza delle vittime sono state tra gli ufficiali della polizia palestinese affiliata ad Hamas, tra essi il loro massimo responsabile, nominato da Al Fatah, il che porta Israele ad affermare che sono stati colpiti obiettivi militari.
Tuttavia, secondo la IV Convenzione di Ginevra relativa alla protezione dei civili in tempo di guerra, i funzionari, compresi gli ufficiali di polizia, nei conflitti sono considerati civili e non combattenti, e per questo i gruppi dei Diritti umani denunciano un massacro.

Mónica G. Prieto

Mónica G. Prieto è stata corrispondente per Israele ed i Territori palestinesi tra il 2005 e 2007, e a vissuto a Gaza la vittoria elettorale di Hamas, le conseguenze del blocco e la situazione della guerra civile palestinese

dal sito www.ilbriganterosso.info

sabato 3 gennaio 2009

il silenzio di Obama (lettera a Giulietto Chiesa con risposta)

Caro Giulietto

Forse sarò prevenuto e forse esagero ma mi sembra che il silenzio di Obama sia drammaticamente chiaro.
Obama è filoisraeliano e non sarebbe poi una sorpresa.
Mi sono chiesto come mai questo durissimo attacco di Israele si sta svolgendo proprio nell'interregno tra Bush e Obama e la risposta non può che essere questa:
l'attacco è stato programmato prima , con l'apporto (attivo o passivo poco importa) di Obama. E il momento ideale è proprio questo . Bush , infatti, non può fare e dire più nulla . Obama e la Clinton, invece, si sentono "autorizzati" a non parlare.

Ma chi tace acconsente e molto di più , visto che chi tace è, già da qualche settimana, l'uomo più potente ed influente del mondo.

E vorrei andare un po' oltre dicendo che il razzo di Hamas, che è stato preso come scusa per il genocidio palestinese, ha una origine un po' misteriosa. Se siamo (e siamo) convinti del grande inganno dell'11 settembre, non ci vuole molto a pensare male anche di questo razzo "palestinese".
Sbaglio?
Nella foto a destra l'immagine di 5 bambine palestnesi uccise (mentre giocavano) dall'aviazione israeliana
(pippo vinci)
la risposta di Giulietto Chiesa
Non sbagli. Presto ci accorgeremo che Obama, come ha scritto Noam Chomsky, è la più formidabile operazione d'immagine escogitata dal Superclan. Questo silenzio di Hillary-Obama è solo l'antipasto. Sui razzi non so e quindi non dico. Faccio il conto dei morti. E, come ho già detto, quando lo squilibrio è di uno a 1000 non si può più parlare di guerra ma solo di strage, rappresaglia. Di tipo nazista. Tanto più invereconda quando la si fa al riparo della Shoà.
GC