editrice Elliot -
prezzo € 16.50
Il lavoro non è un luogo fisico dove ci rechiamo ogni mattina, ma è ciò che facciamo. Sono le nostre idee, i nostri progetti.
Il lavoro non può essere la negazione della nostra vita. Questo libro esamina i motivi che rendono la maggior parte dei luoghi di lavoro poco funzionali e propone un metodo nuovo (e sorprendentemente efficace) per eliminare le false convinzioni che impediscono di sviluppare appieno le potenzialità del lavoratore.
In un ufficio rivoluzionato il dipendente è pagato per la quantità di lavoro che produce, non per la porzione di vita che regala. Questa semplice idea contribuisce a sviluppare un personale più stimolato, concentrato, disciplinato e, soprattutto, soddisfatto.
Ormai il concetto tradizionale di lavoro (36/40 ore settimanali, lunedì¬-venerdì, 9-17) è¨ superato. Vediamo persone inadeguate alle loro mansioni che vengono promosse solo perchè arrivano prima e si trattengono più a lungo di tutti gli altri alla loro postazione. Partecipiamo a lunghissime, e molto spesso inutili, riunioni dove sopportiamo colleghi che pongono domande insulse solo per sottolineare la loro presenza.
Viviamo nella cosiddetta Era dell’Informazione, della tecnologia che avvicina le persone, ma nella sostanza la natura del posto di lavoro, gli orari e la presenza obbligata dietro una scrivania non sono cambiati dall’Era Industriale, quando la catena di montaggio esigeva la presenza fisica dell’operaio.
Non è¨ necessario che lavoratori e aziende stravolgano la propria natura per attuare questa rivoluzione: basta cambiare modo di lavorare.
(recensione tratta dal sito Qlibri)
********
In breve il libro espone i risultati di un esperimento realizzato in alcni ambienti di lavoro (pubblici e privati) negli USA. Le ricercatrici hanno introdotto il lavoro senza obblighi di orario. Ad ognuno viene dato un incarico e il lavoratore può svolgerlo dove desidera (pure a casa) e negli orari a lui più graditi (pure di notte) , rispettando comunque i tempi di consegna. Nessun obbligo di presenza , nessuno badge, nessuna firma, nessun controllo sulla presenza. Risultato? La produttività è aumentata ovunque si sia realizzato questo esperimento!
Il lavoro non è un luogo fisico dove ci rechiamo ogni mattina, ma è ciò che facciamo. Sono le nostre idee, i nostri progetti.
Il lavoro non può essere la negazione della nostra vita. Questo libro esamina i motivi che rendono la maggior parte dei luoghi di lavoro poco funzionali e propone un metodo nuovo (e sorprendentemente efficace) per eliminare le false convinzioni che impediscono di sviluppare appieno le potenzialità del lavoratore.
In un ufficio rivoluzionato il dipendente è pagato per la quantità di lavoro che produce, non per la porzione di vita che regala. Questa semplice idea contribuisce a sviluppare un personale più stimolato, concentrato, disciplinato e, soprattutto, soddisfatto.
Ormai il concetto tradizionale di lavoro (36/40 ore settimanali, lunedì¬-venerdì, 9-17) è¨ superato. Vediamo persone inadeguate alle loro mansioni che vengono promosse solo perchè arrivano prima e si trattengono più a lungo di tutti gli altri alla loro postazione. Partecipiamo a lunghissime, e molto spesso inutili, riunioni dove sopportiamo colleghi che pongono domande insulse solo per sottolineare la loro presenza.
Viviamo nella cosiddetta Era dell’Informazione, della tecnologia che avvicina le persone, ma nella sostanza la natura del posto di lavoro, gli orari e la presenza obbligata dietro una scrivania non sono cambiati dall’Era Industriale, quando la catena di montaggio esigeva la presenza fisica dell’operaio.
Non è¨ necessario che lavoratori e aziende stravolgano la propria natura per attuare questa rivoluzione: basta cambiare modo di lavorare.
(recensione tratta dal sito Qlibri)
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In breve il libro espone i risultati di un esperimento realizzato in alcni ambienti di lavoro (pubblici e privati) negli USA. Le ricercatrici hanno introdotto il lavoro senza obblighi di orario. Ad ognuno viene dato un incarico e il lavoratore può svolgerlo dove desidera (pure a casa) e negli orari a lui più graditi (pure di notte) , rispettando comunque i tempi di consegna. Nessun obbligo di presenza , nessuno badge, nessuna firma, nessun controllo sulla presenza. Risultato? La produttività è aumentata ovunque si sia realizzato questo esperimento!
Questo dimostra come sia fumosa e populista QUESTA campagna
contro i fannulloni della Pubblica Amministrazione. Il problema non è QUANTO si sta chiusi negli uffici, ma COSA si fa negli uffici. Innanzi tutto diciamo che
Fannullone è chi non fa nulla,
mentre chi timbra e va a fare la spesa è un truffatore. Ora immaginate due
situazioni:
a)
Tizio
entra in ufficio alle 7, 30. Fa il suo lavoro bene e con costanza. La sua produttività è molto alta. I suoi
dirigenti sono contenti deL suo lavoro. Alle 11 Tizio si concede una pausa di 5 minuti per un caffè. Esce, ma non timbra il cartellino. Torna in
ufficio e riprende con solerzia,
costanza e perizia il suo lavoro fino alle 14, quando timbra l’uscita e torna a
casa sua.
b)
Caio
arriva in ufficio alle 7, 30 ,timbra, si siede alla sua scrivania ed invece di
lavorare si fa i cazzi suoi: parla al telefono con gli amici, gioca al pc con solitari
e roulette virtuali , chatta, e naviga sui social
network. Ogni tanto prende un caffè dalla macchinetta interna al suo
ufficio. Alle 14 esce timbrando regolarmente
il cartellino. Per la riforma Renzi-Madia, Caio è un IMPIEGATO MODELLO!
Domanda: chi dei due è il fannullone che danneggia la
pubblica amministrazione ed i cittadini? Chi dei due andrebbe licenziato?
Bene, per i giornalisti, per il Ministro Madia, per il
premier Renzi, per la legge, per l’opinione pubblica, il dipendente fannullone
da licenziare è Tizio!
E’ giusto?
Ok Tizio, fiscalmente,
ha sbagliato a non timbrare per andare al bar. Ma quei 5 o 6 minuti persi potrebbero semplicemente essere
oggetto di richiamo, di un recupero
orario, di un rimprovero da parte del dirigente. Ma non certo di un
licenziamento!!!!! E’ Caio che si meriterebbe il licenziamento. ma nessun giornalista, nessun opinionista si preoccupa di quello che Caio fa o non fa in ufficio. Tutti gli occhi sono puntati sulla macchinetta obliteratrice. ma vanno licenziati anche quelli non vanno al bar a perdere solo 5 minuti, ma in palestra o a fare la spesa, in
barca, a casa e via dicendo.
Io in altre parole, se fossi il dirigente superiore di Tizio,
seguendo la giusta logica del libro, in
quei minuti passati al bar avrei pure offerto
la colazione all’impiegato modello Tizio, altro che licenziamento!
pippo vinci
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