No, non ho sbagliato a scrivere il titolo, ma ho sintetizzato quella che è più di una ipotesi nel definire l'originale significato del detto "verba volant, scripta manent"
Forse oggi è vero. Le cose che si dicono, non hanno certezza, cambiano da bocca a bocca, si inquinano, si alterano in modo doloso o colposo, si interpretano secondo le convenienze di chi le pronuncia Le cose scritte, invece, hanno il privilegio di non mutare, di essere riprodotte in milioni di copie, di potere essere lette da tutti per molto tempo. Per sempre, forse.
Ma andiamo all'origine di questo detto.
Secondo alcuni storici ,la frase fu pronunciata circa duemila anni fa, da un senatore romano Caio Tito , durante un discorso al Senato di Roma.
Ma quelli erano i tempi in cui gli analfabeti si stima fossero non meno del 98% della popolazione (nel 1894 in Italia erano ancora l'80%!). Ed allora l'unico modo per far circolare un concetto, una legge,un norma, un editto o un racconto era proprio il passa parola il verbo, appunto. E il verbo (la parola) circolava, volava.
Le cose scritte, invece, le leggevano in pochi, non circolavano, non potevano essere facilmente duplicate e correvano il rischio di rimanere sconosciute alla grandissima massa della popolazione. Ed il rischio di essere distrutte per sempre (vedi incendio della biblioteca di Alessandria d'Egitto nel 48 Avanti Cristo).
Ed ecco che il significato originale della frase era esattamente l'opposto di come oggi noi la interpretiamo.
Sempronio Gui
1 commento:
minkia, vero è!!?!?!?!
bravo sempronio
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