"Non si può assistere in silenzio al preminente tentativo di trasformare
il magistrato inquirente in un semplice burocrate inesorabilmente
sottoposto all’arbitrio del proprio capo, di quei dirigenti degli uffici
sempre più spesso, purtroppo, nominati da un Csm che rischia di essere
schiacciato e condizionato nelle sue scelte di autogoverno dalle pretese
correntizie e politiche e dalle indicazioni sempre più stringenti del
suo presidente (Napolitano ndr).
Non si può ricordare Paolo Borsellino e assistere ai tanti tentativi in
atto, dalla riforma dell’ordinamento giudiziario, a quella in cantiere
sulla responsabilità civile dei giudici, alla gerarchizzazione delle
Procure anche attraverso sempre più numerose e discutibili prese di
posizione del Csm. Non si può ricordare Paolo Borsellino
e assistere in silenzio a questi tentativi finalizzati a ridurre
l’indipendenza dei magistrati a vuota enunciazione formale con lo scopo
di annullare l’autonomia del singolo pm.
Voglio ringraziare tutti quei cittadini che si pongono a scudo di tanti
che, anche nella politica, continuano a calpestare quei valori che
furono di Paolo Borsellino, contro l’arroganza dei prepotenti e degli
impuniti. Le commemorazioni hanno un senso solo se sostenute dal
coraggio che dovremo dimostrare da domani. Rispetto alla strage di via
D'Amelio c’è il dovere etico e morale di cercare verità, anche se ci
rendiamo conto che quel cammino costi sempre di più lacrime e sangue,
per continuare a cercare la verità è necessario innanzitutto con onestà
intellettuale rispettare la verità e non avere mai paura a declamarla
anche se può apparire sconveniente.
Oggi ci troviamo davanti a un muro di gomma e di indifferenza
istituzionale. E c'è il pericolo di un clima di delegittimazione che si
nutre di silenzi colpevoli, ostacoli e tranelli disposti per arginare
quell’ansia di verità rimasta patrimonio di pochi.
Affermano il falso i tanti che, qualcuno per
strumentale interesse, continuano a ripetere che i processi delle stragi
hanno portato a un nulla di fatto fingono di ignorare che 22 persone
sono state definitivamente condannate per concorso in strage. In molti
anche all’interno delle istituzioni sanno ma continuano a preferire il
silenzio, certi che quell’omertà continuerà a pagare magari con
l’evoluzione di splendide carriere. Il cammino di liberazione dalla
mafia è rimasto a metà del guado, mentre ai ladri e ai corrotti si
assicura la sostanziale impunità.
In una sentenza definitiva della Corte di Cassazione è accertato che un partito politico, divenuto forza di governo nel 1994,
ha poco prima annoverato tra i suoi ideatori e fondatori un soggetto da
molto tempo colluso con gli esponenti di vertice di Cosa nostra e che
da molti anni fungeva da intermediario consapevole dei loro rapporti con
l’imprenditore milanese che di quel partito divenne esponente apicale.
Oggi questo esponente politico (Silvio Berlusconi, ndr), dopo essere stato definitivamente condannato per altri gravi reati, discute con il Presidente del Consiglio
in carica di riformare la legge elettorale e quella Costituzione alla
quale Paolo Borsellino aveva giurato quella fedeltà che ha osservato
fino all’ultimo respiro. E’ necessario non perdere la capacità di
indignarsi e trovare la forza di reagire tutti abbiamo il dovere di
evitare che anche da morto Paolo Borsellino debba subire l’onta di
vedere calpestato il suo sogno di giustizia”.
Nino Di Matteo, Palermo 19 luglio 2014 -
via D'Amelio a Palermo
commemorazione del giudice Paolo Borsellino
domenica 20 luglio 2014
Non si può assistere in silenzio
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