domenica 12 luglio 2015

con o senza euro , il danno è fatto!

Euro o non Euro, this is the question!  
Da quel lontano (e per molti infausto) gennaio del 2002, quando in Europa venne adottata la famigerata moneta unica chiamata Euro, molti si sono cominciati a chiedere, se quella scelta sia stata conveniente, utile, scellerata, opportuna e via dicendo. La questione  , per un motivo o per un altro, torna spesso di attualità. Oggi più che mai con la intricata questione greca.

Ma aihmè, la soluzione del problema è praticamente impossibile. Leggendo libri e giornali , ascoltando opinionisti e illustri economisti, ci si accorge che nessuno di questi presunti sapientoni sa cosa potrebbe succedere ai vari Paesi che decidessero di uscire dalla moneta unica. I catastrofisti sono in numero esattamente uguale agli ottimisti.  E anche la qualità delle due schiere  è pefettamente bilanciata. Bocconiani, premi Nobel, Oxfordiani e Soubrettes si trovano in ugual numero schierati da entrambe le parti.

Alla fine, quindi, l'opinione che uno se ne fa è esattamente una opinione soggettiva e priva di premesse scientifiche. O,  se volete, supportata da premesse scientifiche.

Io voglio solo fare comunque una personale constatazione.

Alla vigilia della fatidica data del primo gennaio 2002, io guadagnavo la rispettabile somma di due milioni e 400 mila lire.

Il primo stipendio in  era euro fu quindi di milleduecento euro,  cent più cent meno.
Ma lo stesso non successe ai beni ,ai servizi e financo alle tariffe .Ciò che costava 1000 lire, in breve tempo venne a costare 1 euro (ossia cira 2000 lire). E così per il 90% dei beni. In pratica il costo della vita aumentò praticamente del 100% nel breve volgere di qualche mese dimezzando il potere di acquisto di stipendi e salari.

Chi ci guadagnò, furono gli imprenditori, coloro che fabbricavano i beni; una vera pacchia. I profitti salirono alle stelle da un giorno all'altro.. Ma fu una vittoria di Pirro visto che ben presto i poveri (letteralmente) consumatori cominciarono a ridurre drasticamente i loro acquisti. Prezzi troppo alti per i salari che rimanevano congelati.

Il calo degli acquisti mise in ginocchio l'industria , gli imprenditori cominciarono quindi a chiudere ed a licenziare. I disoccupati aumentarono, i soldi destinati ai consumi diminuivano sempre di più. E ancora chiusure di fabbriche e ancora licenziamenti. Un vero disastro. Un disastro che continua ad avere i suoi effetti ancora oggi e chissà per quanto tempo ancora.

Quanti anni e  quante crisi sarebbero servite per provocare un disastro simile? I fautori della moneta unica questo non lo hanno mai spiegato, dicendo solo che con la lira saremmo finiti in un baratro. In effetti nel baratro cademmo già  il 1° gennaio 2002, a poche ore dall'epocale conversione.


Ora supponiamo che si decida di tornare alla lira. Con l'esperienza di 13 anni fa io credo che succedebbe questo:
io tornerei a guadagnare 2 milioni e 400 mila lire, ma quello che costava 1 euro, non tornerebbe certo a costare 1000 lire, ma , piuttosto, 2000 lire.

In definitiva torneremmo si alla lira, ma con una doppia fregatura perchè
1) il rapporto prezzi/salari rimarrebbe  quello nefasto dell'era euro;
2)  avremmo una moneta che, a dire di tutti, sarebbe decisamente una moneta debole soggetta ad ogni genere di speculazione..

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Insomma tornare alla lira non significherebbe affatto tornare  indietro di 13 anni ma significherebbe  entrare in una fase ancora più dannosa per la gente comune.
In altre parole,  il danno oramai è fatto e dobbiamo solo aspettarci ulteriori dolori, con o senza euro.

Ma una soluzione ci sarebbe: tornare alla lira, ma allo stesso tempo imporre un dimezzamento di prezzi e tariffe. Un soluzione troppo statalista o, se vogliamo, comunista per essere accettata da un capitalismo cinico e assassino che sta distruggendo se stesso,  la nostra economia e le nostre vite!


pippo vinci

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