renzimanìa |
A prescindere dal fatto se sia normale o meno avere – per l’ennesima volta – un
Presidente del Consiglio condannato, per un reato amministrativo grave, la
sentenza del 4 agosto 2011 accusa Renzi di essere stato “responsabile
dell’assunzione irregolare di quattro persone nello staff della sua segreteria,
con contratti a tempo determinato, quando era presidente della Provincia di
Firenze (tra il 2004 e il 2009)”, come ricorda Tommaso Rodano sul Fatto Quotidiano.
Ecco il danno
erariale, per cui “la Corte dei Conti ha condannato in primo grado Renzi al
risarcimento di 14 mila e 535 euro, il 30 per cento della cifra complessiva di
circa 50 mila euro, divisa con gli altri 20 condannati (tra cui figura l’ultimo
presidente della provincia di Firenze, Andrea Barducci).”
Nell’autunno
prossimo, quando il treno delle riforme potrebbe essere in procinto di arrivare
a destinazione, è prevista la sentenza d’appello. E una macchia indelebile
rischierebbe di infangare il vestitino pulito (?) del Governo Matteo I.
Probabilmente sarà per questo che, per spazzare via ogni dubbio e difendere il
segretario Pd dal processo (anziché nel processo), in pieno stile
berlusconiano, ecco arrivare in soccorso “un articolo tagliato su misura per i
guai del premier”, inserito abilmente nel testo del decreto legge Madia
(“misure urgenti per l’efficientamento della pubblica amministrazione e per il
sostegno dell’occupazione”).
A svelare
l’inghippo dei renziani ci ha pensato Rodano, che sul Fatto Quotidiano spiega:
“L’articolo 12 della riforma (“Disposizioni sul personale delle regioni e degli
enti locali”) introduce un paragrafo da aggiungere all’articolo 90 (secondo
comma) del Testo Unico degli Enti Locali del 2000. Recita così: “In ragione
della temporaneità e del carattere fiduciario del rapporto di lavoro si
prescinde nell'attribuzione degli incarichi dal possesso di specifici titoli di
studio o professionali per l'accesso alle corrispondenti qualifiche ed aree di
riferimento”. Traduzione: con questa norma negli enti locali (comuni, province
e regioni), le assunzioni a tempo determinato possono essere decise in modo
discrezionale a prescindere dal percorso professionale e dal titolo di studio
dei candidati.”
“Tra primo
grado e appello”, la chiosa di Teducci, “scomparirebbe la fattispecie che è
costata la condanna amministrativa a Renzi.”
Dal fatta la
legge trovato l’inganno siamo passati direttamente al fatto l’inganno
trovata la legge. Ribaltare la realtà a proprio piacimento, modellare la
giustizia secondo esigenze politiche e non sociali, proseguire nel percorso
tracciato dal berlusconismo negli ultimi venti anni, dove il Governo e il
Parlamento ci hanno regalato decine di leggi “ad personam”, buone solo a
difendere il Premier dai processi e non nei processi.
Tale padre
(politico), tale figlio. Buon renzismo a tutti.
fonte: infiltrato.it
Nonostante
i giornaloni italiani abbiano fatto a gara per nascondere al grande
pubblico la notizia della condanna di Renzi, tre anni fa l’attuale
premier è stato condannato in primo grado dalla Corte dei Conti di
Firenze per danno erariale, come vi avevamo già raccontato con dovizia di particolari.
A prescindere dal fatto se sia normale o meno avere – per l’ennesima
volta – un Presidente del Consiglio condannato, per un reato
amministrativo grave, la sentenza del 4 agosto 2011 accusa Renzi di
essere stato “responsabile dell’assunzione irregolare di quattro persone
nello staff della sua segreteria, con contratti a tempo determinato,
quando era presidente della Provincia di Firenze (tra il 2004 e il
2009)”, come ricorda Tommaso Rodano sul Fatto Quotidiano.
Ecco
il danno erariale, per cui “la Corte dei Conti ha condannato in primo
grado Renzi al risarcimento di 14 mila e 535 euro, il 30 per cento della
cifra complessiva di circa 50 mila euro, divisa con gli altri 20
condannati (tra cui figura l’ultimo presidente della provincia di
Firenze, Andrea Barducci).”
Nell’autunno
prossimo, quando il treno delle riforme potrebbe essere in procinto di
arrivare a destinazione, è prevista la sentenza d’appello. E una macchia
indelebile rischierebbe di infangare il vestitino pulito (?) del
Governo Matteo I. Probabilmente sarà per questo che, per spazzare via
ogni dubbio e difendere il segretario Pd dal processo (anziché nel
processo), in pieno stile berlusconiano, ecco arrivare in soccorso “un
articolo tagliato su misura per i guai del premier”, inserito abilmente
nel testo del decreto legge Madia (“misure urgenti per l’efficientamento
della pubblica amministrazione e per il sostegno dell’occupazione”).
A
svelare l’inghippo dei renziani ci ha pensato Rodano, che sul Fatto
Quotidiano spiega: “L’articolo 12 della riforma (“Disposizioni sul
personale delle regioni e degli enti locali”) introduce un paragrafo da
aggiungere all’articolo 90 (secondo comma) del Testo Unico degli Enti
Locali del 2000. Recita così: “In ragione della temporaneità e del
carattere fiduciario del rapporto di lavoro si prescinde
nell'attribuzione degli incarichi dal possesso di specifici titoli di
studio o professionali per l'accesso alle corrispondenti qualifiche ed
aree di riferimento”. Traduzione: con questa norma negli enti locali
(comuni, province e regioni), le assunzioni a tempo determinato possono
essere decise in modo discrezionale a prescindere dal percorso
professionale e dal titolo di studio dei candidati.”
“Tra
primo grado e appello”, la chiosa di Teducci, “scomparirebbe la
fattispecie che è costata la condanna amministrativa a Renzi.”
Dal fatta la legge trovato l’inganno siamo passati direttamente al fatto l’inganno trovata la legge.
Ribaltare la realtà a proprio piacimento, modellare la giustizia
secondo esigenze politiche e non sociali, proseguire nel percorso
tracciato dal berlusconismo negli ultimi venti anni, dove il Governo e
il Parlamento ci hanno regalato decine di leggi “ad personam”, buone
solo a difendere il Premier dai processi e non nei processi.
Tale padre (politico), tale figlio. Buon renzismo a tutti.
- See more at:
http://www.infiltrato.it/inchieste/riforma-pa-spunta-la-salva-renzi-cosi-liberano-il-premier-dalla-condanna-per-danno-erariale#sthash.XfLVYxoA.dpuf
Nonostante
i giornaloni italiani abbiano fatto a gara per nascondere al grande
pubblico la notizia della condanna di Renzi, tre anni fa l’attuale
premier è stato condannato in primo grado dalla Corte dei Conti di
Firenze per danno erariale, come vi avevamo già raccontato con dovizia di particolari.
A prescindere dal fatto se sia normale o meno avere – per l’ennesima
volta – un Presidente del Consiglio condannato, per un reato
amministrativo grave, la sentenza del 4 agosto 2011 accusa Renzi di
essere stato “responsabile dell’assunzione irregolare di quattro persone
nello staff della sua segreteria, con contratti a tempo determinato,
quando era presidente della Provincia di Firenze (tra il 2004 e il
2009)”, come ricorda Tommaso Rodano sul Fatto Quotidiano.
Ecco
il danno erariale, per cui “la Corte dei Conti ha condannato in primo
grado Renzi al risarcimento di 14 mila e 535 euro, il 30 per cento della
cifra complessiva di circa 50 mila euro, divisa con gli altri 20
condannati (tra cui figura l’ultimo presidente della provincia di
Firenze, Andrea Barducci).”
Nell’autunno
prossimo, quando il treno delle riforme potrebbe essere in procinto di
arrivare a destinazione, è prevista la sentenza d’appello. E una macchia
indelebile rischierebbe di infangare il vestitino pulito (?) del
Governo Matteo I. Probabilmente sarà per questo che, per spazzare via
ogni dubbio e difendere il segretario Pd dal processo (anziché nel
processo), in pieno stile berlusconiano, ecco arrivare in soccorso “un
articolo tagliato su misura per i guai del premier”, inserito abilmente
nel testo del decreto legge Madia (“misure urgenti per l’efficientamento
della pubblica amministrazione e per il sostegno dell’occupazione”).
A
svelare l’inghippo dei renziani ci ha pensato Rodano, che sul Fatto
Quotidiano spiega: “L’articolo 12 della riforma (“Disposizioni sul
personale delle regioni e degli enti locali”) introduce un paragrafo da
aggiungere all’articolo 90 (secondo comma) del Testo Unico degli Enti
Locali del 2000. Recita così: “In ragione della temporaneità e del
carattere fiduciario del rapporto di lavoro si prescinde
nell'attribuzione degli incarichi dal possesso di specifici titoli di
studio o professionali per l'accesso alle corrispondenti qualifiche ed
aree di riferimento”. Traduzione: con questa norma negli enti locali
(comuni, province e regioni), le assunzioni a tempo determinato possono
essere decise in modo discrezionale a prescindere dal percorso
professionale e dal titolo di studio dei candidati.”
“Tra
primo grado e appello”, la chiosa di Teducci, “scomparirebbe la
fattispecie che è costata la condanna amministrativa a Renzi.”
Dal fatta la legge trovato l’inganno siamo passati direttamente al fatto l’inganno trovata la legge.
Ribaltare la realtà a proprio piacimento, modellare la giustizia
secondo esigenze politiche e non sociali, proseguire nel percorso
tracciato dal berlusconismo negli ultimi venti anni, dove il Governo e
il Parlamento ci hanno regalato decine di leggi “ad personam”, buone
solo a difendere il Premier dai processi e non nei processi.
Tale padre (politico), tale figlio. Buon renzismo a tutti.
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Nonostante
i giornaloni italiani abbiano fatto a gara per nascondere al grande
pubblico la notizia della condanna di Renzi, tre anni fa l’attuale
premier è stato condannato in primo grado dalla Corte dei Conti di
Firenze per danno erariale, come vi avevamo già raccontato con dovizia di particolari.
A prescindere dal fatto se sia normale o meno avere – per l’ennesima
volta – un Presidente del Consiglio condannato, per un reato
amministrativo grave, la sentenza del 4 agosto 2011 accusa Renzi di
essere stato “responsabile dell’assunzione irregolare di quattro persone
nello staff della sua segreteria, con contratti a tempo determinato,
quando era presidente della Provincia di Firenze (tra il 2004 e il
2009)”, come ricorda Tommaso Rodano sul Fatto Quotidiano.
Ecco
il danno erariale, per cui “la Corte dei Conti ha condannato in primo
grado Renzi al risarcimento di 14 mila e 535 euro, il 30 per cento della
cifra complessiva di circa 50 mila euro, divisa con gli altri 20
condannati (tra cui figura l’ultimo presidente della provincia di
Firenze, Andrea Barducci).”
Nell’autunno
prossimo, quando il treno delle riforme potrebbe essere in procinto di
arrivare a destinazione, è prevista la sentenza d’appello. E una macchia
indelebile rischierebbe di infangare il vestitino pulito (?) del
Governo Matteo I. Probabilmente sarà per questo che, per spazzare via
ogni dubbio e difendere il segretario Pd dal processo (anziché nel
processo), in pieno stile berlusconiano, ecco arrivare in soccorso “un
articolo tagliato su misura per i guai del premier”, inserito abilmente
nel testo del decreto legge Madia (“misure urgenti per l’efficientamento
della pubblica amministrazione e per il sostegno dell’occupazione”).
A
svelare l’inghippo dei renziani ci ha pensato Rodano, che sul Fatto
Quotidiano spiega: “L’articolo 12 della riforma (“Disposizioni sul
personale delle regioni e degli enti locali”) introduce un paragrafo da
aggiungere all’articolo 90 (secondo comma) del Testo Unico degli Enti
Locali del 2000. Recita così: “In ragione della temporaneità e del
carattere fiduciario del rapporto di lavoro si prescinde
nell'attribuzione degli incarichi dal possesso di specifici titoli di
studio o professionali per l'accesso alle corrispondenti qualifiche ed
aree di riferimento”. Traduzione: con questa norma negli enti locali
(comuni, province e regioni), le assunzioni a tempo determinato possono
essere decise in modo discrezionale a prescindere dal percorso
professionale e dal titolo di studio dei candidati.”
“Tra
primo grado e appello”, la chiosa di Teducci, “scomparirebbe la
fattispecie che è costata la condanna amministrativa a Renzi.”
Dal fatta la legge trovato l’inganno siamo passati direttamente al fatto l’inganno trovata la legge.
Ribaltare la realtà a proprio piacimento, modellare la giustizia
secondo esigenze politiche e non sociali, proseguire nel percorso
tracciato dal berlusconismo negli ultimi venti anni, dove il Governo e
il Parlamento ci hanno regalato decine di leggi “ad personam”, buone
solo a difendere il Premier dai processi e non nei processi.
Tale padre (politico), tale figlio. Buon renzismo a tutti.
- See more at:
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Nonostante
i giornaloni italiani abbiano fatto a gara per nascondere al grande
pubblico la notizia della condanna di Renzi, tre anni fa l’attuale
premier è stato condannato in primo grado dalla Corte dei Conti di
Firenze per danno erariale, come vi avevamo già raccontato con dovizia di particolari.
A prescindere dal fatto se sia normale o meno avere – per l’ennesima
volta – un Presidente del Consiglio condannato, per un reato
amministrativo grave, la sentenza del 4 agosto 2011 accusa Renzi di
essere stato “responsabile dell’assunzione irregolare di quattro persone
nello staff della sua segreteria, con contratti a tempo determinato,
quando era presidente della Provincia di Firenze (tra il 2004 e il
2009)”, come ricorda Tommaso Rodano sul Fatto Quotidiano.
Ecco
il danno erariale, per cui “la Corte dei Conti ha condannato in primo
grado Renzi al risarcimento di 14 mila e 535 euro, il 30 per cento della
cifra complessiva di circa 50 mila euro, divisa con gli altri 20
condannati (tra cui figura l’ultimo presidente della provincia di
Firenze, Andrea Barducci).”
Nell’autunno
prossimo, quando il treno delle riforme potrebbe essere in procinto di
arrivare a destinazione, è prevista la sentenza d’appello. E una macchia
indelebile rischierebbe di infangare il vestitino pulito (?) del
Governo Matteo I. Probabilmente sarà per questo che, per spazzare via
ogni dubbio e difendere il segretario Pd dal processo (anziché nel
processo), in pieno stile berlusconiano, ecco arrivare in soccorso “un
articolo tagliato su misura per i guai del premier”, inserito abilmente
nel testo del decreto legge Madia (“misure urgenti per l’efficientamento
della pubblica amministrazione e per il sostegno dell’occupazione”).
A
svelare l’inghippo dei renziani ci ha pensato Rodano, che sul Fatto
Quotidiano spiega: “L’articolo 12 della riforma (“Disposizioni sul
personale delle regioni e degli enti locali”) introduce un paragrafo da
aggiungere all’articolo 90 (secondo comma) del Testo Unico degli Enti
Locali del 2000. Recita così: “In ragione della temporaneità e del
carattere fiduciario del rapporto di lavoro si prescinde
nell'attribuzione degli incarichi dal possesso di specifici titoli di
studio o professionali per l'accesso alle corrispondenti qualifiche ed
aree di riferimento”. Traduzione: con questa norma negli enti locali
(comuni, province e regioni), le assunzioni a tempo determinato possono
essere decise in modo discrezionale a prescindere dal percorso
professionale e dal titolo di studio dei candidati.”
“Tra
primo grado e appello”, la chiosa di Teducci, “scomparirebbe la
fattispecie che è costata la condanna amministrativa a Renzi.”
Dal fatta la legge trovato l’inganno siamo passati direttamente al fatto l’inganno trovata la legge.
Ribaltare la realtà a proprio piacimento, modellare la giustizia
secondo esigenze politiche e non sociali, proseguire nel percorso
tracciato dal berlusconismo negli ultimi venti anni, dove il Governo e
il Parlamento ci hanno regalato decine di leggi “ad personam”, buone
solo a difendere il Premier dai processi e non nei processi.
Tale padre (politico), tale figlio. Buon renzismo a tutti.
- See more at:
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