Parolaccia è una forma dispregiativa del termine.
La
parolaccia serve a parlare, in modo abbassante e offensivo, delle
pulsioni fondamentali dell'uomo: il sesso, il metabolismo,
l'aggressività, la religione. Per questo, vista la delicatezza dei
concetti a cui si riferiscono, le parolacce sono sempre oggetto di
linguistici, e sono diventate un linguaggio specializzato nell'esprimere
le primarie dell'uomo: rabbia, sorpresa, disgusto, paura, eccetera.
Le parolacce, antiche quanto il linguaggio umano, si dividono in 3 categorie fondamentali:
imprecazioni
(es. "merda!"): sono una forma di interiezione, ovvero di dialogo con
se stessi, e servono a sfogare simbolicamente la propria aggressività
contro un oggetto inanimato o contro una situazione; le imprecazioni
comprendono anche le profanità (ovvero l'uso dei termini sacri al di
fuori dei contesti religiosi) e le bestemmie;
insulti (es. "coglione!"): sono le parole usate per attaccare e ferire un'altra persona, abbassandone l'autostima;
maledizioni (es. "vaffanculo!"): sono le espressioni con cui si augura il male al destinatario.
Le
parolacce, il cui serbatoio linguistico principale è costituito dalle
oscenità (ovvero dalle espressioni che si riferiscono al sesso), sono
presenti già nelle prime opere letterarie dell'umanità, come l'epopea di
Gilgamesh.
dal sito www.parolacce.net
sabato 23 luglio 2016
giovedì 14 luglio 2016
la trazzera vintage; un buon cappuccino
Non voglio insegnare a nessuno a fare un buon cappuccino. Anche perché non lo so fare. Scrivo questo articolo , quindi, in qualità di assaggiatore di cappuccino e non di barman.
Vorrei, di conseguenza, suggerire 8 regole auree per potere giudicare (e non..fare) un cappuccino.
Quello che vedete nella foto a sinistra è (all’apparenza) un ottimo cappuccino. Ma non sempre ad una buona apparenza corrisponde una buona qualità. E’ vero invece che un cappuccino brutto a vedersi è, senza dubbio, brutto anche a bersi. E’ il caso della foto qui sotto.
Le regole:
Vorrei, di conseguenza, suggerire 8 regole auree per potere giudicare (e non..fare) un cappuccino.
Quello che vedete nella foto a sinistra è (all’apparenza) un ottimo cappuccino. Ma non sempre ad una buona apparenza corrisponde una buona qualità. E’ vero invece che un cappuccino brutto a vedersi è, senza dubbio, brutto anche a bersi. E’ il caso della foto qui sotto.
Le regole:
1. La schiuma (meglio chiamarla crema) non deve essere grossolana, ma densa e senza evidenti bolle o bollicine;
2. lo spessore della crema deve essere minimo, di pochi millimetri;
3. il colore della crema sarà ambrato con striature, arcuate, marrone scuro; mai bianco.
4. la crema dovrà essere persistente. Essa infatti non deve mai scoprire il latte sottostante anche a tazza inclinata . Tanto che alla fine essa deve rimanere adagiata sul fondo della stessa tazza;
5. il sapore non deve tendere ne’ al latte ne’ al caffè. Il cappuccino, semplicemente, deve sapere di cappuccino;
6. cacao o cioccolata in polvere spruzzati sul cappuccino ne alterano profondamente il sapore e pertanto sono assolutamente da evitare;
7. la temperatura del cappuccino deve essere abbastanza alta, poco al di sotto di quella di un buon caffè;
8. il contenitore ideale per un cappuccino è la tazza in ceramica (cup) di medio-piccole dimensioni, con manico; da evitare contenitori in vetro, carta o plastica, e forme cilindriche (mug), a tronco di cono rovesciato o a sezione quadrangolare. Da evitare anche bicchieri o altro tipo di contenitore senza manico.
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p.s. diffidate di quei cappuccini serviti con "caffè a parte".
Uno dei trucchi per fare un buon cappuccino è, infatti, legato
all'abilità del barman di versare il latte nella tazza contenente già il
caffè. Questo gesto, se ben fatto, è da molti considerato il vero
segreto per ottenere un buon cappuccino. Ne deriva che il "caffè a
parte" è inadeguato per raggiungere il nostro scopo: un ottimo
cappuccino.
post già pubblicato in data 1 ottobre 2008
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