Sul sito
sciacca.blogolandia.it è stato pubblicato un interassente articolo, scritto da
Walter Giannò, che fa il punto sulla situazione dell’infestazione di
punteruolo rosso sulle palme.
Un dramma che sembra non preoccupare i nostri
amministratori locali, visto che l’unico metodo ad oggi utilizzato per l’imitare la diffusione del parassita , che sarebbe
l’abbattimento e la bruciatura delle palme morte, non viene quasi più praticato a giudicare dalla visibile ecatombe di palme che oramai
funesta il paesaggio di Palermo e di moltissime città siciliane e non solo siciliane.
Ecco quanto scritto da Giannò:
La Sicilia è nota per le sue palme: esse sono elementi costituenti della storia naturale dell’isola. A Palermo, ad esempio, s’incontrano spesso ed uno degli
alberghi più famosi della città è proprio intitolato alle Palme.
Ma oggi ci si imbatte soprattutto in arecaceae che stanno male o addirittura morte, con le fronde rivolte tristemente verso il basso, vinte da un male incurabile. Tutta colpa del famigerato
punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus): un coleottero terrorista, originario dell’Asia, che ora ha deciso di fissare dimora in Sicilia. Il primo avvistamento nell’isola è datato 2005, mentre la prima segnalazione in Italia è dell’anno precedente, derivante da un vivaista di Pistoia che importò palme dall’Egitto.
Su
Palermo.Blogolandia.It,” ho cominciato ad occuparmi della vicenda nel dicembre scorso, pubblicando due interessanti post di Maria Butera. Il
primo fa un quadro generale della vera e propria tragedia, descrivendo l’insetto così: “Il punteruolo vive all’interno della palma, dove compie interamente il suo ciclo vitale. La femmina depone circa 300 uova distribuite alla base delle giovani foglie o sulle loro ferite o in cavità del tronco della palma. Dopo 14-21 giorni fuoriscono gli adulti. L’intero ciclo dura 4 mesi. Sullo stesso albero di palma possono sovrapporsi più generazioni dell’insetto. Generalmente il curculionide non si sposta in una nuova palma finché non ha completamente distrutto quella su cui vive”.
Il
secondo, invece, si concentra sul danno economico che sta causando il coleottero: “Il cinquanta per cento delle palme italiane viene prodotto in Sicilia, bloccandosi la vendita delle palme, crolla un intero mercato. Negli ultimi due mesi la situazione è vertiginosamente precipitata perché l’Europa chiede il passaporto verde e la Regione siciliana non è ancora in grado di rilasciarlo. L’applicazione della decisione dell’Unione Europea, dunque, mette in ginocchio il settore vivaistico siciliano e il rischio è quello di perdere la leadership europea che ha guadagnato negli ultimi anni, con un danno economico non indifferente“.
Ed anche le palme di Sciacca sono state colpite dal punteruolo rosso. In piazza Scandaliato, ad esempio, ho scattate queste due foto stamane, in cui si nota l’incappucciamento dei tronchi.
Esiste una cura?A quanto pare il terrorista delle arecaceae potrebbe essere sconfitto con il Neemazal, brevettato dall’Intrachem Bio Italia e presentato proprio nel capoluogo siciliano il 7 maggio di quest’anno. Enrico Camerata Scovazzo, responsabile dell’area agronomica dell’ A.S.A. Consulting, allora dichiarò che “si tratta di un protocollo unico e semplice che si basa su un prodtto biologico non tossico che viene applicato direttamente alle radici della pianta. Attraverso i vasi conduttori della palma, il prodotto arriva sulla gemma apicale, dove si accumula nei tessuti rendendoli tossici per le larve dell’insetto. La possibilità di non trattare direttamente sulla chioma riduce i costi degli interventi rendendoli accessibili anche ai privati“.
Tutto risolto? Macché! A distanza di 7 mesi in Sicilia le palme continuano a morire (ed anche altrove in Italia, ad esempio a
Termoli e a
Molfetta).
E ieri un lettore di Blogolandia, Francesco Velletri, mi ha inviato un’e-mail con la quale espone la sua soluzione per risolvere questa piaga “biblica”.
“La mia è solo un’idea che scaturisce dal fatto che ancora ad oggi non si è trovato un vero e proprio rimedio efficace per la lotta al coleottero.
Credo che il problema venga un po’ sottovalutato da chi dovrebbe arginarne il fenomeno e non si pensa che stando così le cose probabilmente quando spariranno le palme potrebbero essere aggredite altre specie arboree. Io non so se la mia idea possa essere più o meno valida, ma in ogni caso provare non costerebbe nulla. Certo non è una soluzione definitiva ma contenitiva perchè limiterebbe la diffusione dell’insetto quando si trova nella fase larvale e funzionerebbe solo per le palme già colpite.
I
metodi utilizzati quando la palma viene colpita, prevedono il taglio dei rami e l’inserimento in cima di una sonda con la quale viene immessa una sostanza nociva per le larve e che ha bisogno di tempo per potere agire.
Il sistema che penserei di adottare è rapido e non utilizza prodotti chimici, si basa solo sull’inserimento di due elettrodi nella parte apicale della palma, dove c’è presenza maggiore di linfa, che come la maggior parte di liquidi è conduttrice, (in caso contrario si potrebbe immettere dell’acqua), e inviare una scarica elettrica di intensità tale da distruggere le larve nel giro di pochi secondi. Il tutto potrebbe essere fatto utilizzando un braccio meccanico, senza dovere per forza eliminare i rami, utilizzare scale o altri arnesi e quindi con una notevole velocità di azione per passare alla pianta successiva con un irrisorio se non quasi nullo costo. Faccio presente che tutto ciò non ha alcun fondamento scientifico ma si basa su una idea, per cui non è detto che funzioni e soprattutto non ha alcun scopo di lucro come potrebbe essere la ricerca del prodotto miracoloso che diverse aziende stanno studiando“.
Infine, ecco una considerazione provocatoria, magari triviale… forse infondantissima: il punteruolo rosso non è un coleottero di cui si sta conoscendo l’esistenza soltanto adesso. In Egitto, ad esempio, è stato segnalato per la prima volta nel 1992 ed in Spagna 2 anni dopo. Ma non è che sia scappato da qualche laboratorio?
Chissà: tutti dovreste conoscere il leitmotiv da leggenda metropolitana che le case farmaceutiche creano i mali per venderne la cura… Oppure il coleottero micidiale deriva dalla globalizzazione anche del mercato delle piante? E’ davvero plausibile il fatto che sia comparso proprio ora per puro caso, per colpa di un vivaista di Pistoia che ha avuto l’idea di portare in Italia una palma dall’Egitto?